La protesta a Trichiana: "Ai Brent de l’Art una colata di cemento"

Una associazione naturalistica contesta i lavori per raggiungere il sito che hanno distrutto orchidee rare

Il boom di turisti che nelle ultime settimane hanno pacificamente preso d’assalto i Brent de l’Art, la suggestiva gola scavata dal torrente a Sant’Antonio di Tortal, in comune di Trichiana, e le opere realizzate dal Comune per favorirne l’accesso hanno generato anche un certo malcontento.

A farsi interprete di alcune di queste situazioni di disagio è Antonio De Marchi, socio del Giros, il gruppo italiano ricerche orchidee spontanee, che punta il dito sia contro la cementificazione di un tratto dei sentiero, sia contro la maleducazione di alcuni turisti. E denuncia il rischio di perdere una parte del prezioso patrimonio naturalistico che proprio nei dintorni dei Brent de l’Art è conservato.

«Frequento questo luogo da diversi anni – spiega Antonio De Marchi – soprattutto per l’alto valore naturalistico della zona. I prati che si trovano a lato del primo sentiero, quello più largo e poco ripido, che scende verso il canyon, sono di una ricchezza quasi unica per la provincia di Belluno. Si possono trovare orchidee spontanee da metà aprile ad ottobre. Alcune di esse rappresentano quasi un unicum nel Bellunese. La presenza di un così considerevole numero di specie di orchidee e non solo sta a significare l’alto valore naturalistico dell’ambiente, ma allo stesso tempo la sua estrema fragilità».

La sopravvivenza di questo habitat è strettamente legata «sia a una corretta gestione dei prati», quindi con falciature realizzate nei tempi previsti, sia «ad una fruizione intelligente di tutta la zona». Del sito, e del suo straordinario interesse orchidologico, non sconosciuto agli esperti, si parla ad esempio in un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Frammenti. È soprattutto l’opera di cementificazione della prima parte del sentiero che scende ai Brent de l’Art che preoccupa De Marchi.

«Si tratta di uno spettacolo devastante per l’ambiente e per gli occhi. Forse non era così indispensabile l’operazione su un sentiero percorribile tranquillamente a piedi e che forse abbisognava di qualche piccola manutenzione ma non certamente di essere cementificato. Piuttosto, l’ultimo tratto del sentiero, quello che scende ripido verso il canyon, aveva bisogno di essere messo in sicurezza. In questi giorni estremamente piovosi è veramente difficile e pericoloso avventurarsi sul quel tratto».

De Marchi quindi rilancia. «Una programmazione dei lavori adeguata avrebbe dovuto prima pensare a quel tratto veramente pericoloso invece che colare cemento sul tratto superiore. Non credo che la valorizzazione di un ambiente derivi dall’aver cementificato un sentiero di montagna. E poi: un aumento esponenziale di turisti, non sempre rispettosi, è un bene?».

De Marchi denuncia poi la «mancanza di educazione» da parte di coloro che, passando attraverso il prato alla guida di quad o moto, hanno lasciato la loro traccia, «segno di inciviltà dei fruitori e forse anche di mancanza di controlli». Positivo, invece, viene giudicato: «L’intervento sui parcheggi che impedisce l’arrivo delle automobili fino all’inizio dei sentieri come accadeva in passato». —

 

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