La Provincia cita in giudizio lo Stato

Per la dichiarazione di dissesto si attende settembre, intanto si va avanti per i mancati trasferimenti per la viabilità
amalia serenella bogana
amalia serenella bogana

BELLUNO. La Provincia di Belluno non dichiara il dissesto. Almeno per il momento. Si aspetta settembre e le decisioni che saranno prese nella Conferenza Stato-città e autonomie locali. Intanto, però, Palazzo Piloni cita in giudizio lo Stato per i mancati trasferimenti per la viabilità provinciale. È stato ribadito ieri mattina durante la seduta del consiglio, che all’odg aveva la ricognizione degli equilibri generali del bilancio 2016.

«A fine aprile abbiamo approvato il rendiconto di gestione dell’esercizio finanziario 2015», ha ricordato il consigliere delegato Serenella Bogana, «con il quale è stato accertato un avanzo libero di 1 milione e 888 mila euro (di cui già applicati circa 65 mila), un avanzo destinato di 14 milioni e mezzo (applicati 41 mila), uno vincolato di 746 mila (applicati 355 mila) e accantonamenti per circa 2 milioni di euro. A fine giugno di quest’anno abbiamo approvato il bilancio di previsione 2016. La proposta di riparto di tagli e contributi a Province e città metropolitane portata all’esame della Conferenza Stato-città, prima a giugno e poi a luglio, introduce criteri iniqui e molto penalizzanti per la Provincia di Belluno. E diversi rispetto a quelli adottati per il riparto 2015».

In buona sostanza, ai tagli di oltre 5 milioni del 2015, se ne sommano 15 milioni e 800 mila circa del 2016. «Se a ciò si aggiunge la legge 66, arriviamo a 23 milioni», ha evidenziato la Bogana. «L’importo del taglio è pari al 95,56% delle entrate proprie della Provincia che, con riferimento al bilancio 2016, sono di 24 milioni e 868 mila euro. Dopo i tagli, possiamo disporre di una somma di poco meno di 2 milioni. Se sommiamo le risorse una tantum previste dalle legge 208 del 2015, arriviamo a 8 milioni e 475 mila euro: un importo che non permette neppure di coprire le spese del personale e dell’ammortamento dei mutui».

L’assessore Bogana ha anche presentato i dati della rilevazione dell’Unione Province d’Italia: su 76 totali, 54 enti dichiarano uno squilibrio: in tutto 424 milioni. In Veneto ci sono Belluno, che ipotizza uno squilibrio di 9 milioni e mezzo, e Rovigo, per quasi 2 milioni. Già questo basterebbe per chiedere il dissesto. Una provocazione che la Bogana aveva lanciato nei giorni scorsi. La decisione, come si diceva, è stata però rimandata.

Da un lato, infatti, l’analisi degli stanziamenti di entrata e di uscita che compongono il bilancio 2016 consente di attestare che quest’ultimo è in equilibrio. E per la salvaguardia degli equilibri la Provincia può disporre di un cospicuo avanzo di amministrazione 2015, pari a oltre 16 milioni. «Dall’altro lato», ha sottolineato la presidente Daniela Larese Filon, «un recente progetto di legge, per ora approvato solo alla Camera, ha stanziato per le Province delle Regioni a statuto ordinario un fondo di 100 milioni per la manutenzione straordinaria della rete viaria provinciale e 48 milioni per finanziare le funzioni fondamentali. Cosa pensiamo di raggranellare? Aspettiamo settembre: entro il 30 arriveranno le decisioni della Conferenza Stato-città».

«Non vogliamo in questo momento dichiarare il dissesto», ha aggiunto, «la Provincia deve rimanere punto di riferimento per il territorio».

Il consigliere Fulvio Valt, che si è astenuto al momento del voto sulla ricognizione degli equilibri generali, ha evidenziato che «la scelta più dirompente sarebbe dichiarare il dissesto. Ma si provocherebbe un blocco integrale di tutti gli impegni di spesa. La scelta più sensata è quindi andare avanti. Ma è ora di dire basta con le elemosine».

E se per il dissesto al momento si è detto “no”, si è invece deciso di non aspettare e di citare in giudizio lo Stato per i mancati trasferimenti per la viabilità provinciale. «Veneto Strade ha citato la Provincia, in quanto siamo in debito per 27 milioni», ha ricordato la Larese, «ma la responsabilità non è solo nostra. Lo Stato non ci trasferisce più un euro per le strade. E allora lo citiamo in giudizio, facendo valere le nostre ragioni. Un passaggio che non avremmo voluto fare, ma che è necessario».

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