La Provincia di Belluno: «Coltivate vigneti»

Bottacin teme che dei «foresti» possano prendersi i terreni bellunesi
Un vigneto, anche a Belluno si può piantare Prosecco doc
Un vigneto, anche a Belluno si può piantare Prosecco doc
BELLUNO.
Tutti a fare vino. Magari qualcuno pensa: meglio berlo. Per intanto la Provincia invita gli agricoltori bellunesi a convertirsi alla produzione di Prosecco.

«Investite nella produzione del vino, il Prosecco lo possiamo fare anche noi. Altrimenti c'è il rischio che da fuori provincia arrivino a comprare i nostri terreni», è questo l'invito diffuso ieri dal presidente della Provincia Bottacin. «Lo avevo detto già un anno fa», spiega. «È bene che i nostri contadini valutino seriamente l'opportunità di convertire le loro colture in vigneto, maggiormente redditizie».

«Anche qui da noi è possibile produrre il Prosecco. Se non ci si muove per tempo, c'è il forte rischio che arrivino potenziali clienti da fuori provincia e dobbiamo evitare questa sorta di "colonizzazione". I nostri campi fanno gola alle aziende vitivinicole, e allora perché aspettare che arrivino produttori da fuori? Cominciamo noi a convertire parte dei nostri terreni in vigneto». «Dobbiamo giocare d'astuzia ed anticipare le richieste, investendo in quello che abbiamo a disposizione. E' tutto nelle nostre stesse mani, cioè nelle mani di chi, da generazioni, lavora con passione ed ingegno la nostra terra».

Come stanno per davvero le cose? Tutto inizia oltre un anno fa quando la Regione, per evitare un contenzioso con i friulani, allarga la possibilità di produrre Prosecco doc ad una vasta area che non comprende più solo il Trevigiano, ma anche la Valbelluna, Vicenza fino a toccare il Veronese.

Quindi, in linea di massima, si può produrre Prosecco doc anche nel Bellunese. Ci sono esempi si coltivazioni di viti, da poco attivate, a Cesiomaggiore, San Gregorio, Vignui e Limana.

E' Mauro Alpagotti, direttore della Confederazione agricoltori di Belluno, a spiegare quello che è accaduto negli ultimi mesi: «Sette o otto produttori del Trevigiano mi hanno contattato, interessati a investire nel Bellunese. Solo uno è rimasto interessato, gli altri, dopo aver fatto delle valutazioni sul clima e sui terreni, si sono tirati indietro».

«Per fare un vigneto di medie dimensioni - continua Alpagotti - ci vogliono parecchi ettari. Sappiamo bene quale è il problema nel Bellunese: la frammentazione fondiaria. Si rischia che per una dimensione di 40 ettari, ci vogliano 50 terreni di proprietari diversi. Di fronte ad ostacoli di questo tipo, chi è interessato ad una produzione industriale si tira indietro».

Attualmente c'è un vigneto ampio a Cesiomaggiore, uno attorno all'ettaro a Vignui, uno a San Gregorio, una importante coltivazione a Limana: tutto qui. E non sembra ci siano prospettive di uno sviluppo futuro importante.

Convertire la zootecnia in vigneti è una strada possibile per l'agricoltura bellunese? «Direi di no, conclude Alpagotti, il nostro tipo di agricoltura è la zootecnia. E non vedo particolari problemi se un imprenditore arriva da fuori provincia per investire sul nostro territorio. A patto che si rispettino le regole di gestione del territorio».

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