La querelle degli affitti più vicina a una soluzione

Livinallongo. Comune e società di impianti a fune lavorano ad una transazione che il giudice ha “vivamente consigliato” incontrando i legali delle due parti

LIVINALLONGO. Dopo dieci anni di battaglie legali, Comune e società di impianti a fune sarebbero vicine ad un accordo per chiudere definitivamente la questione dei canoni per il passaggio di piste e seggiovie. Nel corso di un’udienza informale tra gli avvocati delle due parti, il giudice ha “consigliato” di accordarsi per una transazione. Le società dovrebbero versare al Comune una percentuale, non ancora definita, dei canoni non pagati dal 2003 al 2009. L’udienza che potrebbe chiudere la vertenza è fissata per il 12 luglio. La querelle inizia nel 2003, quando le quattro società che gestiscono gli impianti a fune di Livinallongo contestano la legittimità del canone ( circa 80 milioni di vecchie lire ) che quest’ultimo da anni chiedeva per lo sfruttamento dei terreni comunali dove passano piste e funivie: «Solo la Regione può imporre canoni», dicevano gli impiantisti e non sappiamo come giustificare questa voce nei nostri bilanci».

“Niente affitti, niente concessioni.” Comincia così una lunga discussione per tramutare il canone in un “affitto”, fino a quando, nel 2006, visto lo stallo nelle trattative, l’allora Amministrazione Pezzei punta i piedi e con una delibera decide che fino a quando non sarà trovato un accordo, il Comune non approverà nessuna concessione per lavori su terreni comunali. Le posizioni si fanno rigide. Gli impiantisti contestano l’esosità degli affitti richiesti. Il Comune risponde che sono cifre eque se paragonate agli incassi milionari delle società e che queste vengono poi reinvestite nel turismo. Parte così una battaglia legale testimoniata dalle 14 delibere che il Comune, dal 2006 al 2013, ha approvato per nominare avvocati e proporre ricorsi. Nel 2008 il tribunale nomina un tecnico, l’ex assessore regionale Remo Sernagiotto, incaricato di redigere uno studio e proporre dei parametri per stimare gli affitti. Ma la perizia viene contestata dal Comune, che giudica basse le stime. Il tribunale accetta il ricorso e così si riparte da zero.

Sofma e Sit Boè dicono si. La situazione si sblocca nel 2010, quando l’Amministrazione Ruaz firma il primo accordo con la Sofma, la società che ha più piste su terreni comunali, che pagherà un affitto di 105 mila euro annui a fronte dei 130 mila che chiedeva prima il Comune. Accordo criticato dalla minoranza, secondo la quale il Comune ha ceduto troppo. Il documento diventa la base per trattare anche con le altre società e così arriva la firma anche della Sit Boè.

Chiudere con il passato. Se per il futuro sembra imminente l’accordo anche con “Pordoi” e “Col di Lana”, restano da sanare gli importi non pagati dal 2003 al 2009. «Il giudice ha dato un avvertimento chiaro», spiega Ruaz, «l’unica cosa è una transazione. Con Sit Boè e Pordoi abbiamo già trovato un punto d’incontro sulla percentuale da versare per chiudere tutto. Ma sono fiducioso che si accoderanno anche le altre due società. È ora di guardare avanti. Non possiamo continuare a buttare i soldi dei cittadini in cause che potrebbero durare anni e non portare a niente».

Argomenti:impianti di sci

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi