La Regione affonda l'Usl 2, fusione più vicina

Bocciato l'emendamento presentato dai sindaci e 120 associazioni. A Venezia tra i contrari anche il consigliere Gidoni, inutile l’appoggio espresso in extremis dal sindaco di Belluno
Feltre, l'ospedale Santa Maria del Prato
Feltre, l'ospedale Santa Maria del Prato

FELTRE. Bocciato l'emendamento sulla sanità di montagna a palazzo Ferro Fini. Ha avuto un mese di vita quell'emendamento presentato a inizio agosto a firma Paolo Perenzin, riveduto e corretto fino all'ultimo respiro, cioè fino a ieri quando al consigliere regionale Franco Gidoni e all'assessore Giampaolo Bottacin (che non era presente in aula), è arrivato via sms anche l'appoggio del sindaco di Belluno, Jacopo Massaro. L'asse Feltre-Belluno che si è attrezzata per far valere la specificità del territorio di montagna tutto intero e per difendere i diritti di accesso alle cure sanitarie ai residenti dell'intero bellunese, ha trovato il voto contrario anche del consigliere Gidoni.

È stato uno dei venticinque contrari a fronte di diciotto favorevoli. Eppure di Feltre e della sua Usl si è discusso a più voci, ieri in consiglio regionale, quando da vari esponenti si sono levati interrogativi critici sull'opportunità di salvaguardare la sanità di montagna. E prima di aggiornare la seduta per definire il numero di Usl a livello veneto, il consiglio di palazzo Ferro Fini ha posto tre possibili criteri per la concessione di eventuali deroghe. Fra queste, c'è anche il turismo, una carta che il bellunese potrebbe ancora giocarsi. «L'emendamento proposto dal territorio feltrino con il sostegno del sindaco di Belluno, indicava chiaramente la strada del coordinamento fra Usl di montagna e questo al fine di ottimizzare i servizi per area omogenea», dice Michele Balen, vicepresidente dell'Unione montana feltrina. «La bocciatura rispetto alla quale non sono state rese giustificazioni credibili, spiace ancora di più se consideriamo che le istanze sono state comprese da altri esponenti consiliari e non da chi rappresenta la provincia di Belluno in regione».

La comunità di Belluno capoluogo che ha sottoscritto l'emendamento, riconosce Balen, diventa il sigillo finale dell'unità territoriale. Ed è questa la buona notizia, o comunque il buon auspicio per intraprendere una battaglia comune in difesa del patrimonio sanitario di cui dispone il bellunese. «Da oggi questa platea di sindaci che si uniscono per una causa comunitaria per l'intero bellunese, darà prova del superamento di ogni campanilismo che ha determinato più di una sconfitta a livello provinciale, darà prova dell'esercizio di una governance in difesa dei diritti fondamentali, a partire da quelli sanitari ed assistenziali», premette il sindaco di Belluno, Jacopo Massaro. «Lo faremo uniti, in una battaglia comune, contro l'impoverimento dei servizi sanitari, con un peggioramento significativo nell'ultimo periodo, e con le schede di dotazione sanitaria che in molte voci restano a tutt'oggi disattese. Solo uniti, come già succede con i fondi Odi canalizzati secondo logiche strategiche efficaci, potremo affrontare la battaglia cruciale, quella dei diritti alla salute garantiti a tutti i cittadini».

Il sindaco di Belluno annuncia l'esecutivo dei sindaci congiunto fra Usl 1 e Usl 2. «Sono convinto che la questione politica più importante sia quella di garantire i servizi primari alla popolazione provinciale, di preservare quello che abbiamo e di richiamare agli impegni assunti le istituzioni affinché non sia disatteso il diritto alla salute dei bellunesi tutti che devono poter trovare qui, e non altrove, le risposte ai bisogni sanitari». La proposta di esecutivo congiunto trova anche il sostegno delle organizzazioni sindacali, rispetto al quale si è già informalmente espressa la Cgil.

Laura Milano

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