«La Regione investa sul nostro ospedale»

L’esecutivo della conferenza dei sindaci dell’Usl 1 vuole condividere la lotta con i colleghi dell’Usl 2

BELLUNO. Servono almeno dieci milioni di euro per mantenere il san Martino ospedale di riferimento provinciale. Hub, in gergo tecnico. E i sindaci non hanno alcuna intenzione di mollare su un tema che è fondamentale, per il futuro della provincia. Ieri a margine dell’esecutivo della conferenza dei sindaci dell’Usl 1 sono state decise le mosse da mettere in campo: innanzitutto condividere la battaglia con i colleghi della conferenza dei sindaci dell’Usl 2, «perché la questione ha un respiro provinciale», annuncia Jacopo Massaro, sindaco del capoluogo e presidente della conferenza dell’Usl 1.

Poi informare tutti i sindaci in tre assemblee (Cadore, Agordino e Valbelluna – Alpago – Zoldano). Quindi andare a battere i pugni in Regione. Per difendere la sanità bellunese, per chiedere fondi per l’ammodernamento infrastrutturale e tecnologico dell’ospedale di riferimento della provincia. Per ottenere la pet-tac, che alcuni privati sarebbero disposti ad acquistare.

«L’esecutivo della conferenza dei sindaci dell’Usl 1 ha condiviso le preoccupazioni sul possibile demansionamento dell’ospedale san Martino», spiega Massaro. «Se non ci saranno investimenti sull’edilizia ospedaliera e sulle tecnologie, il nostro ospedale è destinato a diventare struttura secondaria, sotto Treviso. Ma la nostra specificità montana deve essere riconosciuta anche mantenendo un modello di sanità policentrico, con più ospedali sul territorio e uno di riferimento provinciale. Anche perché, lo ricordo, la programmazione regionale parla di ospedale hub provinciale, a Belluno».

E per definirlo tale servono investimenti anche sulle tecnologie, come la pet-tac, macchinario molto importante in campo oncologico e che a Belluno non c’è. «Qualcuno dice che il nostro bacino di utenza è piccolo, ma Rovigo non è più grande del nostro eppure ha la pet-tac», continua Massaro. «Tanto più che ci sono privati disposti a pagare il macchinario. Non si capisce cosa ostacoli l’operazione».

«Quando Zaia dice che la Regione ha investito sul blocco materno infantile, dimentica di ricordare che quell’intervento è stato finanziato dallo Stato nel 2003, e la Regione ha usato quei soldi negli anni successivi. Si parla di investimenti fatti dieci anni fa. Siamo entusiasti del blocco F, ma è un investimento passato. Noi parliamo di investire oggi per il futuro, visto che negli ultimi anni non sono state stanziate risorse per interventi strategici. Infine», conclude Massaro, «i fondi dei Comuni di confine sono stati investiti per migliorare gli ospedali di Agordo e Feltre. Ora la Regione faccia la sua parte e investa su quelli di Belluno e Pieve di Cadore». (a.f.)

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