La riforma del Soccorso alpino è legge: «Riconosciuti ruoli e valore del Corpo»

La norma precisa l’attività del Cnsas, istituzionalizza nuove figure tecniche e rafforza il rapporto con il sistema emergenza

BELLUNO. Riconosciuto anche a livello legislativo il ruolo del Soccorso alpino. È legge la riforma della norma che governa l’operato del Cnsas e dei suoi oltre 40 mila volontari operativi in tutta Italia. Il provvedimento è stato approvato nei giorni scorsi dal Parlamento, dopo essere stato inserito come emendamento nel DL Agosto. La legge 126, entrata in vigore il 14 ottobre, modifica e soprattutto integra la precedente legge 74/2001.

«Devo ringraziare fortemente il governo e il ministro Federico D’Incà», sottolinea Maurizio Dellantonio, presidente nazionale del Cnsas, «che hanno seguito con competenza e attenzione l’intero iter, dando maggiori strumenti per il nostro Corpo e di conseguenza maggiore sicurezza per l’Italia».

Da quando è stato fondato, nel 1954, il Soccorso alpino è cresciuto: nei numeri (di volontari e interventi) e in professionalità e competenza dei soccorritori. La nuove legge è frutto «di un importante lavoro di squadra», aggiunge Dellantonio.

«Abbiamo ottenuto il pieno riconoscimento della nostra organizzazione e delle sue assolute peculiarità. Questo provvedimento ci permette di reinterpretare e ottimizzare un ruolo ancora più definito e puntuale del Soccorso Alpino e Speleologico».

Ad illustrare le modifiche apportate dalla nuova legge è stato Fabio Bristot, della direzione nazionale Cnsas. Rispetto alla norma del 2001, la 126/2020 esplicita l’attività svolta dal Soccorso alpino a favore di soggetti “in imminente pericolo di vita e a rischio evoluzione sanitaria”, oltre che l’attività di “ricerca e al soccorso dei dispersi”.

Viene introdotto il principio della “direzione” delle operazioni di soccorso, che rafforza e risolve in via definitiva questioni di carattere interpretativo sul soggetto a cui spetti attuare il coordinamento e la direzione di interventi di soccorso limitatamente agli scenari montani e in grotta, oltre che negli ambienti impervi.

Viene inoltre ribadito lo strettissimo rapporto e interazione con il Servizio sanitario nazionale, il 118, i servizi di elisoccorso e le Centrali 112, con l’obbligo di stipulare convenzioni tra le Regioni e le Province autonome e le strutture territoriali di riferimento del Cnsas, finalizzati “a disciplinare i servizi di soccorso e di elisoccorso”.

Viene istituzionalizzato l’indennizzo previsto per alcune figure tecniche, come il tecnico di elisoccorso (si parla di 260 euro lordi per turni da 12 ore; l’attività di soccorso rimane invece di carattere volontario e dunque non retribuita).

La legge riconosce poi sette nuove figure professionali specialistiche, che in Veneto sono operative da anni: tecnico di centrale operativa, coordinatore di operazioni di ricerca, tecnico di ricerca, tecnico di soccorso in pista, tecnico disostruttore (colui che, utilizzando esplosivi, demolisce massi che ostruiscono grotte o altri scenari), tecnico speleosubacqueo, pilota di sistemi aeromobili a pilotaggio remoto (droni).

Infine, vengono stanziati 750 mila euro per ciascuno degli anni dal 2020 al 2022 per adeguare le polizze assicurative e favorire il controllo sanitario dei volontari. «In Veneto da tre anni sottoponiamo a controllo sanitario tutti i nostri volontari», precisa il presidente regionale, Rodolfo Selenati. «Del resto il Veneto è sempre stato precursore nel settore del soccorso in montagna».

Lo è stato anche nel definire il ruolo del tecnico di centrale operativa, aggiunge il delegato provinciale Alex Barattin, «che fa da coordinatore fra le nostre squadre e il Suem. La legge suggella figure che da noi sono già operative, come le squadre dei dronisti che sono utilissime per limitare l’esposizione al rischio del nostri volontari in alcune situazioni. È un onore e un orgoglio essere arrivati all’approvazione di questa legge».

Fondamentale per arrivare all’approvazione della norma è stato il lavoro del ministro D’Incà: «Questa modifica legislativa rende ancora più definito il ruolo del Soccorso alpino e rappresenta un grande passo in avanti che consentirà a questo corpo di lavorare ancora meglio sui territori», spiega. «Da parte del Governo, continueremo a impegnarci per sostenere il prezioso lavoro del Cnsas».

«Questo traguardo è una nuova partenza per tutto il Cnsas», conclude Fabio Bristot, «perché quando si effettua una riforma, da una parte si devono tenere saldi i principi iniziali, dall’altra se ne devono aggiungere degli altri: saper porre in essere un nuovo patto con il futuro e saper attuare compiutamente il principio della sussidiarietà verticale che trova nel Cnsas un esempio davvero significativo». —




 

Argomenti:soccorso alpino

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi