La rivolta del Cadore: giù le mani da psichiatria
BELLUNO. Quale futuro per l’unità operativa complessa di psichiatria? Se lo chiede anche il primario Bruno Forti, preoccupato per la sorte del servizio in Cadore, visto che le schede ospedaliere hanno stabilito che nell’Usl 1 dovrà rimanere una sola unità operativa complessa (Uoc) di psichiatria, con la trasformazione di quella cadorina in unità semplice. Questo significherà perdere il primariato, oltre a creare possibili problemi nell’erogazione e sulla qualità dei servizi.
Una soluzione, questa, che è stata recepita anche dai piani alti dell’Usl 1, che però hanno chiesto alla Regione di mantenere la situazione attuale almeno fino al 2015. La richiesta sarebbe partita nelle settimane scorse, ma la risposta non è ancora arrivata.
Che la trasformazione in unità operativa semplice della psichiatria di Pieve di Cadore comporterà disagi al servizio ne sono convinti anche Cgil e Fp Cgil, che intendono esprimere «tutto il nostro dissenso alla prevista chiusura del servizio psichiatrico di diagnosi e cura del Cadore e alla soppressione della Uoc».
«Il servizio registra un’alta occupazione e la sua chiusura comporterebbe un grave disagio per la popolazione, che farebbe fatica a trovare una collocazione presso la pari struttura di Belluno, sempre ai massimi livelli di occupazione. In questi anni, poi, c’è stato un aumento notevole delle malattie mentali, dal punto di vista quantitativo e della complessità della domanda. Di fronte a questo non si può rispondere con il taglio delle figure apicali e delle strutture di ricovero», dicono Ludovico Bellini (Cgil), Gianluigi Della Giacoma (Fp Cgil) e Tiberio Monari della Fp Cgil medici. « Se si vuole che in Cadore ci siano le stesse opportunità della pianura, bisogna erogare le risorse sufficienti perchè il servizio vada avanti. Ad ora non pare che i vertici aziendali abbiano pensato a un assetto futuro del territorio. Vogliamo capire quali siano le prospettive per i lavoratori e per gli utenti del servizio, perché non si può pensare di fare cassa tagliando servizi, come è accaduto per le guardie mediche». (p.d.a.)
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