La roccia cede e fa un volo di 50 metri

Muore un 68enne bergamasco sul Col dei Bos in cordata con due colleghi esperti. I tre avevano affrontato cime più alte
Di Gigi Sosso

CORTINA. La roccia si stacca. Precipita e muore un alpinista bergamasco, dopo un volo di 50 metri. Giulio Manini aveva 68 anni ed era in cordata con altri due rocciatori esperti, Renzo Ferrari ed Emilio Nembrini, sulla via Ada del Col dei Bos nel gruppo delle Tofane. Compagni di tante avventure non solo sulle montagne italiane ma anche ad altitudini più importanti: oltre i cinquemila metri.

Mancavano soltanto tre tiri di corda dalla fine, quando il capocordata è stato tradito dalla lastra di roccia, sulla quale si stava tenendo, cadendo nel vuoto e sbattendo contro la parete, prima di un fatale atterraggio. I gravi traumi riportati non hanno dato speranze al pensionato con una passione straordinaria per la montagna.

Sono stati alcuni testimoni a chiamare i soccorsi, a mezzogiorno e mezzo. Inviato dal Suem 118, l’elicottero dell’Aiut Alpin Dolomites ha recuperato il corpo senza vita del rocciatore di Villa di Serio, trasportandolo alla base delle Tofane. In seguito, anche Ferrari e Nembrini sono stati accompagnati a valle, senza conseguenze. Qui sono intervenuti i volontari del Soccorso alpino di Cortina e i militari del Sagf della Guardia di finanza: la salma è stata ricomposta, assicurata su una barella e accompagnata prima al carro funebre e poi nella camera mortuaria del cimitero di Cortina.

Il corpo senza vita di Manini è già stato messo a disposizione della famiglia dal magistrato di turno. Si è trattato di una disgrazia e non ci sono responsabilità di nessuno, pertanto potrebbe essere presto fissata una data per i funerali.

I due compagni di escursione sono stati sentiti dalla Guardia di finanza di Cortina e hanno dato la loro versione dell’accaduto. Erano comprensibilmente scossi per un dramma che non potevano davvero immaginare.

La notizia della tragedia è arrivata abbastanza presto in Val Seriana, sopra Bergamo, dove Manini viveva con la moglie Antonietta e le figlie Marzia e Barbara. Era nato nel novembre del 1946 a Frauenfeld, nel cantone svizzero Turgovia, ma era assolutamente italiano. Una vita da imbianchino e una grande passione per la montagna che l’ha portato in giro per il mondo, non con un gruppo organizzato come i colleghi che fanno parte del Gruppo alpinistico Redorta, ma con pochi, fedelissimi amici. La moglie racconta che non avrebbe nemmeno dovuto venire a Cortina, perché l’intenzione era quella di andare il Svizzera. L’idea è cambiata per il meteo e ieri era una giornata meravigliosa in Ampezzo. Quella che tutti gli alpinisti aspettano. Tutto bene, fino a pochi metri dal termine, poi questo improvviso distacco e un volo mortale.

L’uomo era molto conosciuto in paese, oltre tutto come accademico del Cai, e lo apprezzavano anche in parrocchia, dove non mancavano le occasioni non solo per parlare di montagna, ma anche per dare qualche imbiancata.

È il secondo morto in due giorni, nella zona di Cortina. Giovedì la 50enne francese Florence Michel era caduta lungo il sentiero che porta a passo Tre Croci, battendo il viso tra le rocce e rotolando per un’altra quindicina di metri. Era in passeggiata con il marito, che l’ha raggiunta, vegliandola a lungo, prima dell’arrivo dei soccorritori chiamati da un altro escursionista che aveva visto la coppia in basso, sotto il sentiero.

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