La salute dei fiumi e dei laghi è buona ma Corlo e Cadore hanno voti bassi

Il report triennale di Arpav promuove il bellunese. Bottacin: «L’unico problema arriva dagli svuotamenti di sicurezza» 

BELLUNO

Lo stato di salute dei corsi d’acqua e dei laghi bellunesi è buono. Arrivano notizie incoraggianti dal primo triennio di monitoraggi, eseguiti sulla base dei parametri dati da una normativa europea che impone alle Regioni di misurare per sei anni, dal 2014 al 2020, la qualità delle acque con l’obiettivo di portarle almeno al livello “buono”. Prima di allora Arpav effettuava già dei monitoraggi, ma negli ultimi anni sono cambiati alcuni aspetti, oltre ad essere stati aggiunti punti di monitoraggio in più corsi d’acqua. In provincia di Belluno i punti di prelievo sono numerosi, distribuiti, oltre ai sette sul Piave, in tutti i laghi e i torrenti con bacino superiore ai 10 km quadrati, tranne che nei canali artificiali.

I dati rilevati nei primi tre anni, dunque, sono già in grado di promuovere le acque bellunesi, ma i laghi ricevono un voto più basso. I problemi più rilevanti arrivano dal lago del Centro Cadore e dal lago del Corlo, dove lo stato ecologico è solo sufficiente e, per l’Ue, la valutazione complessiva va fatta sull’indicatore con il voto peggiore.

«Il problema», spiega l’assessore regionale all’ambiente Gianpaolo Bottacin, «è legato alla variazione del livello provocata dagli svuotamenti. In questi anni è stato anche introdotto il deflusso ecologico, che sostituisce il deflusso minimo vitale, aumentando la quantità d’acqua. Ovviamente non è semplice garantire più acqua contemporaneamente in laghi e fiumi. La questione è seguita dall’Autorità di bacino con dei test per capire come questi corpi rispondono alle variazioni e cercare un equilibrio. In provincia la conseguenza dell’abbassamento e dell’innalzamento dei laghi è il dato da monitorare di più».

Al di là dei laghi osservati speciali, nel complesso la situazione bellunese non preoccupa la Regione: «Qui non ci sono criticità», prosegue Bottacin, «e anzi la tendenza rispetto al passato è di un miglioramento costante come ovunque, tranne nell’area vicentina dove sono stati rilevati i Pfas che in passato non venivano misurati. Ci sono poi altri problemi più puntuali legati ai parametri biologici, i pesticidi o il mercurio presente in alcuni tratti, ma sono in notevole calo rispetto al passato. Va ricordato che, anche nel bellunese, i paramenti erano disastrosi fino a vent’anni fa. Il monitoraggio comunque è costante da parte di Arpav, si tratta di continuare e migliorare ancora. In tutto il Veneto è già obbligatorio, per tutti gli scarichi nei fiumi o nei laghi, che i parametri siano gli stessi dell’acqua potabile e ci sono esperienze interessanti, come quella del Comune di Belluno che stra realizzando a Cordele un impianto sperimentale per il percolato». —

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