La scommessa di Elettra: 38 capre da lana mohair

CORTINA/VALLE. La sua grande passione è sempre stata per la natura, gli animali, le capre. Capre diverse da quelle che siamo abituati a vedere in montagna e da cui si ricavano il latte e i formaggi; queste sono capre da lana mohair. Animali con un vello morbidissimo, che non puzzano, che sembrano delle piccole pecore e che ti seguono come dei cagnolini, come fossero addomesticate. Elettra Monico, una ragazza di Valle ma ormai trapiantata a Cortina, ha iniziato dieci anni fa ad allevare le capre mohair, con 10 capi; ora ne ha 38. Due anni fa ha rilevato la stalla dell’azienda agricola Zambelli “Zamar”, che si trova a Cortina, in località Col, in una posizione tra le più belle e panoramiche della Conca.
«Ho iniziato a Peaio, ho avuto lì la stalla durante questi anni, e lì ho ancora i maschi. Qui a Cortina invece ho le femmine e i cuccioli. Uno di questi però mi ha fatto uno scherzo, e ha messo incinta una sorella. Ora ho bisogno di trovare un caprone diverso per cambiare il sangue, altrimenti la genetica delle capre sarà sempre quella; e non va bene».
A Zuel Elettra ha un magazzino dove tiene la lana che riesce a ricavare dalla tosatura delle sue capre, che avviene in primavera.
«Lavoravo la lana un tempo, ma ora non riesco più, ho troppo da fare. La mando a filare, e la vendo su richiesta, a privati, oppure a mercati o fiere».
Una lana che si può usare sia “sporca”, cioè grezza, così come viene tosata dalla capra, oppure lavorata e filata, per poi produrre dei capi.
«La lana è morbidissima, non è unta, in quanto non contiene lanolina, è morbidissima e molto delicata. Dalla tosatura si ricavano fili lunghi fino a 20 centimetri. Con la lana “sporca”, cioè non filata, si fanno dei sacchetti che servono per tenere lontani i cervi, le lumache dall’orto; e questa lana serve anche a curare le bronchiti. C’è molta richiesta, perché poche sono le persone che fanno questo lavoro».
Fin da piccola Elettra avrebbe voluto avere una stalla e fare l’allevatrice.
«Mio papà, originario di Selva di Cadore, aveva altre ambizioni per me. Negli anni’80 chi aveva la stalla chiudeva l’attività per dedicarsi ad altro, ad un lavoro più redditizio, e quindi mio padre ha voluto che facessi l’università, non vedeva futuro in quello che io avrei voluto fare. Allora ho studiato biologia, ma non mi sono laureata. Ho fatto il corso di guida naturalistica, sono stata tra le prime in Italia, e ho praticato questo mestiere per tanti anni in Centro Cadore, collaborando anche con la Provincia e con il Messner Mountain Museum Dolomites».
A Col, nella stalla dei “Zamar”, Elettra ha anche cinque cavalli, perché vorrebbe mettere in piedi un maneggio.
«Sto facendo un corso a Belluno per poter gestire un maneggio nel terreno che ho qui a disposizione. A breve inizierò i lavori per allestire l’area. Aprirò l’attività come turismo rurale, dove potrò unire la mia passione di allevatrice con quella di guida naturalistica, collegando la stalla al territorio circostante, come i prati, gli alberi, le impronte degli animali».
Molte persone si recano già da qualche tempo in visita alla stalla di Elettra; famiglie con figli, passanti, persone incuriosite da un’attività che rimane strettamente legata alla natura e al territorio; un esempio che aiuterà soprattutto i bambini a mantenere vivo questo legame.
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