«La sezione semi-infermi del carcere è da chiudere»
BELLUNO. La polizia penitenziaria incontra il Provveditorato. Chiederà la chiusura del settore «Articolazione salute mentale» del carcere di Baldenich o, comunque, la costituzione di un presidio medico fisso, con il coinvolgimento del reparto di Psichiatria dell’ospedale San Martino. Il Sappe, Sindacato autonomo polizia penitenziaria, ha ottenuto per mercoledì, alle 11.30, a Padova il faccia a faccia con il provveditore dell’amministrazione penitenziaria Enrico Sbriglia, incontro che era stato chiesto dopo il sequestro e l’aggressione di domenica scorsa a un agente, da parte di un nigeriano detenuto per omicidio e arrivato nella struttura riservata ai semi-infermi di mente da Reggio Emilia, soltanto la sera prima. Tra l’altro il giorno dopo un ergastolano di origine veronese ha incendiato la propria cella.
La firma sul documento che certifica l’appuntamento è quella di Salvatore Pirruccio, il direttore del carcere Due Palazzi di Padova: «Era molto importante avere questo faccia a faccia», sottolinea il delegato triveneto Giovanni Vona, «vogliamo chiedere a gran voce la chiusura di questo settore della casa circondariale di Baldenich, che come polizia penitenziaria non siamo in grado di gestire. Non ne abbiamo le competenze, trattandosi di detenuti psichiatrici. Meno male che da lunedì gli agenti di servizio erano saliti da uno a due e questo ci ha permesso di dare l’allarme e spegnere l’incendio. Diversamente sarebbe stato molto più complicato. Vero che tutto il materiale è ignifugo, ma provoca un fumo che può essere tossico. Quello che bisogna fare è coinvolgere pienamente l’azienda sanitaria, perché noi abbiamo compiti di sorveglianza e non siamo in grado di fare gli psichiatri».
L’agente sequestrato e aggredito L.P. è di nuovo in buone condizioni e sta ultimando la settimana di malattia, che gli era stata accordata dal medico del pronto soccorso del San Martino che l’ha visitato dopo le percosse sofferte con un manico di scopa alle braccia, al costato e a un’anca: «Ho apprezzato il fatto che la direttrice del carcere Tiziana Paolini mi abbia chiamato, per rendersi conto personalmente della mia salute», sottolinea l’agente, «non è mancato il suo conforto. Ci lamentavamo del silenzio da parte del provveditorato, che alla fine ha deciso di darci ascolto».
Il nigeriano non gode più del regime aperto, ma rimane in cella e a sorvegliare lui e gli altri ospiti ora sono in due.
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