La siccità dimezza le sorgenti del Piave
In qualche rifugio domenica l’acqua scarseggiava. Bottacin: «Il problema è reale, pronti a intervenire»
SAPPADA. Benedetti acquazzoni. Benedetti, almeno per chi conduce i rifugi in alta montagna. La polla d’acqua accreditata quale sorgente ufficiale del Piave, in Val Sesis, ai piedi del Monte Peralba, quest’estate è infatti dimezzata, a certificazione del grave problema di siccità che si vive in alta quota. «Qui al rifugio, domenica scorsa, col pienone di escursionisti, l’acqua è cominciata a scarseggiare già alla fine del pranzo, mentre al piano superiore», confermano i gestori «mancava fin dal mattino».
La montagna è assettata e i piccoli e grandi nevai si sono sciolti con le ultime temperature, quassù così alte come in pianura. Anche la sorgente del rifugio, che si trova ai piedi di un canalone del Peralba, si sta prosciugando. E il Piave sta dimostrando, appunto, quanto sia reale il problema della siccità in prospettiva. Basta fare una breve passeggiata dal rifugio ai laghi d’Olbe per riscontrare quanto il tema sia reale. Ci è salito domenica anche Alessandro Mauro, di Sappada, per la messa in onore dei Caduti. «I laghi d’Olbe sono un angolo di paradiso», testimonia, «ma quest’anno l’acqua è più bassa di sempre e ciò vuol dire che non ha ricarica». Appena al di là del confine, ai 1951 metri del lago Volaia, l’acqua lascia libera una “spiaggia” di 3-4 metri.
Passiamo dall’altra parte della provincia. I temporali di ieri hanno ricaricato le riserve dei rifugi che con l’assalto di escursionisti del fine settimana si erano ridotte al minimo. «Quassù non c’è più neve», informa dall’alto del monte Civetta Venturino De Bona, il gestore del rifugio Torrani. «C’è ancora qualche accumulo in alcuni canaloni ma pensiamo che questa riserva si esaurirà prima di Ferragosto» .
Lungo la via De Gasperi, sulla parete del Civetta, nessuna estate era trascorsa senza il nevaio. Quest’anno, però, il nevaio non c’è più; la sottilissima lingua di neve garantisce l’approvvigionamento del rifugio Tissi ancora per due o tre settimane. Sabato e domenica scorsi il lago di Coldai è stato meta ininterrotta di turisti ed escursionisti. Tutti hanno potuto constatare quanto l’acqua fosse bassa, addirittura tre metri sotto il livello consueto.
«Siamo pronti a intervenire», fa sapere l’assessore all’Ambiente e alla Protezione Civile, Gianpaolo Bottacin. «Per la verità, fino ad oggi, non abbiamo ricevuto precisi allarmi dai rifugi. Confermo che hanno pesanti problemi di approvvigionamento, ma che, fortunatamente, gli ultimi acquazzoni sono riusciti a rimpinguare le riserve. Se ci dovessero essere problemi, soprattutto nel pienone delle presenze ad agosto, faremo scattare l’emergenza».
Bottacin ricorda che per primi dovrebbero attivarsi i consorzi idrici, quindi la protezione civile con i vigili del fuoco. «In caso di necessità non mancherà la disponibilità a rifornimenti d’emergenza, anche con l’elicottero», assicura Bottacin. Il Cai sta monitorando la situazione giorno dopo giorno. Lo conferma il presidente del Veneto, Francesco Carrer: «È evidente che se le precipitazioni in arrivo non saranno soddisfacenti e il problema si aggraverà, dovremo far ricorso alla Regione».
(fdm)
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