La slavina non si sposta Ferie forzate per dieci
BELLUNO. Undici persone evacuate in elicottero a Collaz di Cencenighe, altre 10 sono ancora isolate in località Val Visdende, in Comune di San Pietro di Cadore.
Nonostante il sensibile miglioramento delle condizioni meteo in tutta la provincia, nessuna tregua dalle slavine che da sabato stanno bloccando i collegamenti stradali con le due località dell’Agordino e del Comelico.
Evacuazione a Collaz. Vacanze (finalmente) finite per le 11 persone che dal primo dell’anno alloggiavano in tre case nella località di Collaz, a quota 1100 metri in Comune di Cencenighe. «La zona è disabitata», ha ricordato il sindaco William Faè, «si trattava di turisti che erano venuti a trascorrere qualche giorno nelle loro seconde case: due famiglie di Rovigo, una di Treviso, quest’ultima con tre figli piccoli».
Le operazioni di evacuazione, guidate dal maggiore Alex Favaro, sono iniziate alle 14, con l’intervento dell’elicottero del reparto volo dei vigili del fuoco di Venezia. Tre i viaggi, per un intervento durato complessivamente due ore, che il velivolo ha dovuto effettuare per trasportare le 11 persone (e i due cani) da Collaz al piazzale del mercato di Cencenighe, da dove hanno poi preso la via di casa. «Ma non con mezzi propri», prosegue il sindaco Faè. «Non c’erano le condizioni di sicurezza per tentare di riaprire la strada con una ruspa, sul canalone lungo le pendici del monte Pelsa, dove sabato si era sganciata la valanga (a solo un centinaio di metri dalle abitazioni, ndr), c’è infatti ancora molta neve instabile. I turisti hanno quindi lasciato su a Collaz i due Suv con i quali erano arrivati e si sono arrangiati in altro modo per rientrare a casa».
Val Visdende ancora isolata. Resta ancora isolata la località Val Visdende (San Pietro di Cadore), dove da sabato notte due slavine hanno reso intransitabile la strada comunale che dall’intersezione con la statale 355 (che collega Santo Stefano a Sappada) sale in Val Visdende.
Esito negativo, infatti, per il sopralluogo effettuato ieri mattina dai vigili del fuoco di Santo Stefano e dal personale di Veneto Strade: ancora troppo instabile la neve a monte delle due valanghe e ancora troppo alto il rischio di nuovi sganciamenti. Un’altra notte di isolamento forzato, quindi, per la quarantina di persone attualmente presenti nella località montana. Tra queste anche 10 turisti italiani: una coppia di Imola, cinque adulti e tre bambini di Camposampiero, in provincia di Padova. Tutti ospiti dell’agriturismo Pra Marino, posizionato a quota 1300 metri.
«Stiamo bene, qui non ci manca nulla e l’ospitalità dei proprietari del Pra Marino è semplicemente straordinaria», si affretta a tranquillizzare telefonicamente Luca Fassina, uno dei padovani. «Siamo arrivati il 4 gennaio, l’intenzione era di fermarsi pochi giorni, dovevamo ripartire questa mattina (ieri, ndr), ma la strada è ancora bloccata. Ci tocca restare qui. Poco male, dai: siamo tutti abituali frequentatori della zona, ci veniamo anche d’estate e dal una ventina di anni. Non ci lamentiamo, anche se dovremmo comunque tornare a lavorare».
Il pensiero del lavoro è anche quello di Luigi di Marco, di Imola. «Il posto è eccezionale, lo conosciamo bene, ma non possiamo fermarci all’infinito, dobbiamo tornare a lavorare. Stamattina (ieri, ndr) siamo scesi lungo la strada, la valanga non sembrava così grande e pericolosa, ma se ci dicono di aspettare noi aspettiamo, non si può far altro».
Un pò più preoccupato il figlio dei titolari dell’agriturismo Pra Marino, Celso Casanova. «Ho tre figli che devono andare a scuola, uno alle elementari, due alle medie. E qui c’è anche mia moglie, insegnante alle elementari: pure lei deve tornare a scuola».
Soccorso in montagna. Nella mattinata di ieri uno scialpinista di 54 anni si è smarrito mentre stava praticando il fuoripista a Misurina. Tradito dalla nebbia e dalle condizioni di scarsa visibilità, non riusciva più a ritrovare la via di casa. L’uomo, dopo aver lanciato l’allarme, è stato recuperato dall’elicottero del Suem di Pieve di Cadore e, ovviamente, dovrà sostenere i costi dell’operazione di salvataggio.
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