La Spending review costa 6 milioni di euro: ecco i tagli ai Comuni bellunesi
Pubblicati i criteri attuativi della manovra 2025 con gli importi decurtati. La rabbia dei sindaci: «Per i piccoli enti anche 500 euro fanno la differenza»
Eccoli i tagli ai Comuni “tanto attesi”. Si fa per dire, ovviamente. I sindaci li aspettavano per sapere di che morte morire, o di che sussistenza sopravvivere. Tra quest’anno e il 2029, i 60 municipi della provincia dovranno rinunciare a 6 milioni di euro. Nel 2025 il sacrificio è limitato a 580.476 euro, ma nel 2026 si raddoppierà, fino a un milione e 160.947 euro, l’anno successivo idem, così pure nel 2028 e nel 2029 la somma ammonterà a un milione e 964.680 euro.
Il via libera finale all’attuazione della legge di bilancio 2025 è arrivato giovedì dalle conferenza Stato-città che si è svolta al Viminale con la presenza dell’Anci. I sindaci del Bellunese ammettono che è un colpo nello stomaco, ma che poteva andar peggio, se non ci fosse stata la pressione dell’Anci.
Nessun Comune è risparmiato in provincia, né Belluno con 930.115 euro in cinque anni né Zoppè, il più piccolo, con 13.764. Sara Bona è sindaca di Tambre: perderà 13.758 euro tra il 2025 ed il 2029. “Poca roba, verrebbe da dire. «No, è un coltello nella schiena», ci apostrofa con uno sguardo di chiaro disagio. «Ma lo sa lei che un piccolo Comune come il nostro fa i salti mortali per trasferire 500 euro da un capitolo di bilancio all’altro?».
Se Tambre piange, Agordo non ride: 9.359 euro di taglio quest’anno, 18.718 in ciascuna delle prossime tre annualità, 31.677 nel 2029. Complessivamente 97.190 euro. «Siccome i servizi sociali non possiamo affatto ritoccarli, è evidente che potremmo essere costretti», afferma il sindaco Roberto Chissalè, «a riconsiderare le aliquote». Quindi, aumenterete le tasse? «Questo non lo vogliamo, non lo abbiamo fatto nell’ultimo bilancio. Ma non vorremmo essere costretti a farlo». Agordo non ha neppure la fortuna di essere un Comune Confinante, quindi di ricevere 500 mila euro l’anno. E intanto si chiede se un primo risparmio lo dovrà fare riducendo l’illuminazione notturna.
«Mi chiedo se non convenga fare i Comuni spreconi piuttosto che virtuosi», è la prima battuta di Dario Vecellio, sindaco di Auronzo. Che, dopo i 22 mila euro quest’anno, si vedrà tagliarne più del doppio, ogni anno fino al 2028 e ben 76 mila nel 2029. «È evidente che questi mancati contributi andranno ad incidere sui servizi che probabilmente non riusciremo a garantire nella misura che abbiamo proposto», afferma il sindaco. « Ed ecco che i cittadini si chiedono perché dobbiamo fare dei sacrifici per essere virtuosi, quando chi non lo è viene solidarizzato dai tagli che ci penalizzano. E non solo nell’altra parte d’Italia, anche qui in provincia».
Va contro corrente, invece, il primo cittadino di Arsiè. Ivano Faoro. «Ma quali tagli? Faccio l’amministratore dal 1992 ed ho visto ben altri trasferimenti, di molto inferiori». Il Comune di Arsiè verrà “sfalciato” per 86.379 euro, solo di 8.318 quest’anno. «Di sicuro non ridurremo i servizi, semmai proveremo a risparmiare», aggiunge il primo cittadino di Arsiè, ammettendo comunque che il suo Comune, essendo di confine, incassa 500 mila euro l’anno, più una quota di fondi sovracomunali. «E’ vero, le rinunce non fanno mai bene, ma stracciarsi le vesti non è saggio, anche perché», spiega, «i tagli di oggi potrebbero essere ridimensionati nei prossimi anni».
«Dovremo risparmiare. E questo va bene. Ma dovremmo farlo per poter reinvestire il tesoretto nel territorio, non per far fronte ai tagli dello Stato», protesta Manuel Casanova Consier, sindaco di San Pietro di Cadore. È di 38.356 la somma dei sacrifici imposti da Roma, dal 2025 al 2029. «Cifre contenute in se stesse, ma non per un piccolo Comune come il nostro. Tra l’altro, San Pietro e gli altri Comuni del Comelico hanno i servizi sociali condivisi, in Unione Montana. Se dovessimo sacrificare in qualche misura questa disponibilità, sarebbe davvero un guaio per tutti».
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