La storia della croce di Tummelplatz per i caduti ampezzani

CORTINA. Poche settimane fa, il Corriere delle Alpi ha pubblicato la storia relativa al primo monumento ai caduti ampezzani che era stato eretto in territorio austriaco. Le notizie, a distanza di un secolo risultavano incomplete e frammentarie, anche perché le famiglie ampezzane interessate, pur non avendo dimenticato la Croce, non avevano diffusa la notizia della sua esistenza.
Tutto ciò portò a pensare che il ricordo del monumento fosse sbiadito nel tempo. Così non è ed è con grande rispetto per i superstiti di quelle tragiche giornate che, avendo avuto dal professor Paolo Giacomel delle notizie particolareggiate da lui raccolte di recente, ritorniamo sull’argomento della croce di Tummelplatz.
Chi scrive era venuto a conoscenza della sua esistenza da una cartolina che il campione di bob Eugenio Monti aveva trovato durante i lavori di eliminazione degli arredi dell’Hotel Carbonin, quando venne ristrutturato all’inizio degli anni Novanta. Le notizie sono state raccolte grazie alle informazioni fornite sia da Monti che dalle persone che hanno collaborato allo sgombero e acquistato i vecchi mobili.
Ecco dunque la storia raccontata dai protagonisti. La croce di Tummelplatz fu il primo monumento, voluto dalla pietà del cappellano-militare degli Standschutzen del Battaglione Enneberg - Marebbe, don Bruno Menardi Maiùco di Cortina. Alla fine della guerra nel 1919, era impensabile chiedere alla nuova autorità politica italiana una iniziativa per ricordare i caduti ampezzani che avevano combattuto con gli Austro-ungarici dal 1914 al 1918. Gli interessati erano convinti che non avrebbero ottenuto il permesso di costruire un monumento in un territorio appena annesso al Regno d’Italia per onorare soldati considerati nemici.
Una croce-ricordo fu invece costruita nel cimitero di Tummelplatz, nei dintorni di Innsbruck, per ricordare i caduti ampezzani sul fronte della Galizia e della Serbia nel 1914- 1915, prima ancora che l’Italia dichiarasse guerra all’Austria. In seguito si aggiunsero anche i nomi dei caduti sul fronte dell’Italia. Ad Innsbruck vivevano molti ampezzani che avevano scelto il capoluogo del Tirolo come loro residenza nei periodi di licenza militare, non potendo ritornare in Ampezzo occupata dall’esercito italiano dopo il 24 maggio 1915.
La croce - monumento raccoglie i nomi di 32 caduti nei primi due anni di guerra; in seguito si aggiunsero altri caduti nel 1916. Non mancano errori o interpretazioni discutibili già nella strutturazione originaria, ad esempio, tra i caduti in Galizia, si aggregò "Antonio Alberti" già combattente su quel fronte, ma morto per malattia a Torino nel 1918. Il fatto prova che la croce fu oggetto di cura durante e subito dopo gli anni bellici. Dopo il 1922 iniziarono il progressivo abbandono e la dimenticanza. La lista dei caduti si allungò inesorabilmente in fretta. Gli ampezzani erano partiti da Cortina per il fronte russo il primo agosto 1914. Viaggiarono per due interminabili settimane in vagoni merci assieme ai loro cavalli. Arrivati in Galizia il 24, furono subito mandati in prima linea per difendere la città di Leopoli, contesa dall’esercito russo. Tutti credevano alla promessa: “Per Natale tutti a casa!”. Durante il viaggio cantavano, esultanti per essere stati scelti a combattere per difendere l’onore dell’Imperatore offeso con l’attentato di Sarajevo.
Gli austriaci non conoscevano guerre dal 1866 contro la Prussia e l’Italia, i russi invece combatterono contro il Giappone nel 1905. In caserma i soldati asburgici avevano imparato che lo Zar di Russia rappresentava la repressione, l’oscurità, il baluardo più nero della reazione e quindi l'occasione di una vittoria, dopo tante sconfitte. La guerra fa dimenticare i problemi interni e unisce gente diversa contro un nemico comune. I primi colpi d’artiglieria, le prime vittime e distruzioni cambiarono la faccia e i pensieri di tutti.
La nostalgia bruciava il cuore, nonostante una speranza granitica. “Quando mai ti rivedremo o Cortina! Iddio lo sa, ma speranza ne abbiamo tutti, sebbene sia impossibile tornar tutti. Ma qualcheduno tornerà di certo!”, scriveva nel diario Luigi Pompanin Dimai. Il 19 maggio 1915 i pochi uomini ampezzani non ancora arruolati, furono mandati a difendere il fronte dolomitico contro il Regno d’Italia, il nemico storico delle guerre di indipendenza. Tra i caduti segnati nella croce di Tummelplatz , come scritto in precedenza, ci sono nomi che non trovano riscontro negli elenchi ufficiali dei caduti ampezzani, come per esempio: "Agostino Verzi, Giacobbe Majoni, Luigi Apollonio, Angelo Lacedelli " e altri ancora. Si notano errori sul luogo di morte. Ad esempio Luigi Alverà Padrìn, prigioniero dei russi dal novembre 1914, fu considerato ufficialmente disperso dal maggio 1918; il suo nome è riportato sulla croce di Tummelplatz tra i caduti sul fronte italiano.
Da notare che Luigi o Aloys Alverà non esiste tra i 134 caduti dell’elenco redatto dal segretario comunale Giovanni Ghedina Crépo. Queste notizie sono state possibili grazie alla consultazione di altri documenti conservati nel Tiroler Landesarchiv di Innsbruck, confrontate con una vecchia fotografia della croce di Tummelplatz, ritrovata nell’archivio di Dino Colli di Cortina, identica a quella ritrovata in un cassetto a Carbonin. Negli anni '90 soltanto un vecchio regoliere ampezzano, Luigi Zambelli de Zènzo, aveva conservato un vago ricordo del primo monumento ai caduti ampezzani. L'autorità civile italiana aveva il preciso e rigoroso compito di italianizzare i nuovi cittadini italiani, evitando ogni occasione di onorare i caduti con divisa asburgica.
Ma un’associazione di Innsbruck per oltre ottant'anni, con grande senso di civiltà, ha conservato e mantenuto efficiente e dignitoso il monumento e vivo il ricordo dei "Valorosi del Comune d'Ampezzo". Nel restauro fatto dopo qualche anno dai fratelli Colli Codès , residenti ad Innsbruck come antiquari e falegnami, al posto dell’immagine della Madonna Ausiliatrice venerata nel duomo di Innsbruck, posero il ricordo di Enrico Gillarduzzi, operaio nella loro falegnameria, morto sul fronte italiano nel 1916. Soltanto nel 1929 fu concesso agli ampezzani di ricordare i loro caduti all’interno del cimitero.
Nel 1997 al sindaco di Cortina arrivò questa lettera da Innsbruck con foglio intestato a “Verwaltungs - und Betreuungsverein Tumelplatz - Amras Responsabile Walter Sonnweber Kirchmayrgasse. Oggetto: croce commemorativa”. Si legge nella lettera: «Egregio Signor Sindaco, allegata alla presente le inviamo una fotografia della croce che si trova al Tumelplatz di Innsbruck. Non sappiamo di preciso né quando e neppure chi l'abbia eretta, ciò che è sicuro è che ciò sia avvenuto all'indomani della fine della prima guerra mondiale. Scorrendo l'elenco dei nomi riportati sulla targa si desume trattasi sicuramente di soldati provenienti dall'Ampezzano: forse è possibile informare i cittadini del suo comune che un simile monumento si trova a Innsbruck. Come può notare dalla fotografia lo stato di conservazione della croce è ottimo, in quanto questa è stata completamente restaurata alcuni anni or sono sostenendo una spesa di circa OS 14.000. Qualora qualcuno avesse interesse a visitare questa tomba, alleghiamo una copia della pianta della città».
La lettera fece emergere un ricordo che sembrava svanito e il 14 ottobre 2000, per iniziativa del Consiglio dei Ladini d’Ampezzo (ULdA), la Croce di Tummelplatz fu portata a Cortina per essere restaurata ed eretta per alcuni giorni accanto alla cappella dei caduti della prima e seconda guerra mondiale. Poi fu riportata nuovamente a Tummelplatz. Ogni anno si organizzano visite a questo luogo di memoria e di riconoscenza. Dopo questi fatti l'associazione "ULdA" ha deciso di assumersi la cura e la conservazione della Croce di Tumelplatz.
Vittore Doro
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