La storia di Tilda

Nelle sere d'inverno, sedute accanto al fuoco del camino, le nonne raccontano la storia di Tilda e i bambini stanno incantati ad ascoltare di quella vecchietta che viveva solitaria in una piccola casa nel folto del bosco.Il destino non era stato generoso con lei. Non le aveva mai regalato niente, meno che meno la bellezza. Così, fin da bambina, Tilda aveva dovuto sopportare i continui dispetti dei suoi coetanei che la prendevano in giro perché era brutta ma, peggio ancora, aveva dovuto abituarsi a starsene da sola perché nessuno la voleva compagna di giochi. Fortunatamente Tilda aveva un carattere forte e un po' alla volta, anche se con fatica, aveva imparato a rimanere in disparte ma, così facendo, era diventata selvatica come gli animali del bosco che scappano al primo rumore e si nascondono se vedono arrivare qualcuno.
Gli anni per lei erano trascorsi tristi ma non aveva mai smesso di sperare che, prima o poi, una cosa bella avrebbe potuto rallegrare la sua vita. Così, aspettando quel qualcosa che non arrivava, era invecchiata.
In paese si parlava spesso di quella strana vecchietta che assomigliava tanto ad una strega e per spaventare i bambini e farli rincasare presto, si raccontava loro di Tilda che, appena faceva buio, girava per le contrade del paese con una grande gerla sulla schiena.
In verità, l'unico contatto che Tilda aveva con il resto del mondo era, una volta ogni tanto, quando scendeva in paese per fare provviste di cibo e ogni volta ci andava sempre più malvolentieri. Purtroppo le persone non cambiano facilmente e sanno essere anche molto cattive e su Tilda continuavano a posarsi gli sguardi curiosi di chi si divertiva, poi, a farsi quattro risate alle sue spalle. Alcuni ragazzini maleducati non vedevano l'ora di vederla passare e nascosti dietro i portoni delle loro case le urlavano parole cattive. Tilda faceva finta di non sentire ma il suo cuore era triste. Una sera di fine autunno, però, il destino le stava tramando qualcosa. Tilda, fatta la spesa, stava rincasando.
Camminava piano, curva sotto la gerla piena di cose appena comprate quando, ad un tratto, ebbe la sensazione di essere seguita e giratasi vide che a seguirla era una lunga fila di gatti. Sulle prime rimase incredula, un po' confusa. Cercò anche di cacciarli via ma i gatti non ne volevano sapere di andarsene e più lei si addentrava nel bosco e più la fila di gatti aumentava e così, con l'insolito seguito, arrivò alla sua casetta.
La cosa però non era passata inosservata. Qualcuno aveva visto tutto e non ci volle molto perchè la notizia facesse il giro del paese. La gente fu subito dell'idea che solo una strega come era sicuramente Tilda, poteva essersi impadronita di così tanti gatti. Gli uomini erano furibondi e decisero di riunirsi subito nell'osteria del paese per trovare una soluzione a quell'incredibile fatto e lì, fra un bicchiere di vino e l'altro organizzarono una vera e propria spedizione per la mattina seguente intenzionati più che mai a riprendersi i loro animali e a dare una lezione a quella vecchia strega. Il destino però ci rimise lo zampino e modificò i loro piani perchè quella notte inaspettatamente, nevicò.
Da anni non si era vista una nevicata così abbondante e fuori stagione. Continuò a nevicare ininterrottamente per giorni e la stradina che portava alla casa di Tilda fu sommersa da così tanta neve che nessuno tentò nemmeno di avventurarsi nel bosco. Di nevicate poi ce ne furono altre ed altre ancora e solo a primavera, quando la neve si sciolse del tutto, venne riorganizzata una nuova squadra. Ormai era passato tanto di quel tempo che nessuno sperava più di rivedere i gatti sani e salvi ma, in una mattina piovosa di inizio aprile, si ritrovarono ugualmente in molti, nella piccola piazza del paese.
Partirono spavaldi con i bastoni in mano e strada facendo ognuno diceva la sua. Non erano d’accordo su niente, nemmeno su quale scorciatoia prendere per arrivare prima e litigavano in continuazione provocando un gran fracasso. Solo quando videro in lontananza la casa di Tilda, tutti, all'improvviso tacquero. Uno di loro, un ragazzo grande e grosso che non aveva paura di niente e di nessuno, decise di andare avanti da solo e una volta arrivato sotto le finestre spiò attraverso i vetri. Quello che vide lo lasciò senza parole.
Nella stanza c'era la vecchia Tilda che seduta accanto al fuoco sferruzzava e, intorno a lei, c'erano i tanti gatti spariti dal paese e non ci voleva tanto a capire che stavano bene e che erano contenti. Il ragazzo, ancora incredulo e un po' deluso, ritornò indietro per dare la notizia al resto del gruppo che poco lontano lo stava ad aspettare. Parlottarono a lungo fra di loro e alla fine giunsero alla conclusione che i gatti erano sicuramente prigionieri in quella casa e che bisognava andare a liberarli.
Con lunghi passi decisi si avviarono così, verso la casetta e una volta arrivati iniziarono a battere con insistenza i pugni sulla porta. Finalmente l'uscio si aprì e sulla soglia comparve la vecchia Tilda. Tutti, allora, indietreggiarono di qualche passo e poi incominciarono ad offenderla con parole poco gentili. Tilda cercò di spiegare loro come erano andate veramente le cose ma nessuno volle ascoltarla e la sua voce fu soffocata dalle urla minacciose del gruppo. Nonostante la porta di casa fosse aperta, i gatti non uscirono, rimasero tranquilli dov'erano e molti, fra i presenti, riconobbero nella stanza i loro animaletti.
Tilda, con una voce malinconica, diede loro il permesso di entrare a prenderli per portarseli a casa e allora
tutti, prepotentemente, entrarono. I gatti però non si lasciarono acchiappare e corsero svelti a nascondersi. Non vollero uscire dai loro nascondigli nemmeno sentendo la voce dei padroni che li vezzeggiava. A quel punto, tutti capirono che i gatti stavano bene dov'erano e ritornarono a casa silenziosi e a testa bassa.
Tilda rientrò nella sua cucina, si sedette accanto al fuoco e riprese a sferruzzare mentre, accanto a lei, i suoi gatti le facevano le fusa. Nei boschi di Miandre, nel comune di Lorenzago, esiste tutt’ora un pezzo di terra che si chiama ‘Col dela veciuta’. Era in questo luogo che Tilda aveva la sua casa.

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi