La sveglia in ritardo, la strada sbagliata, quel masso sulla via: una mattinata di imprevisti prima dell’incidente mortale
CORTINA. È precipitato per trecento metri mentre percorreva da solo la via normale del monte Cristallo, per raggiungere gli amici partiti prima e che, un centinaio di metri più in alto, stavano calandosi dopo essere finiti per errore su una cengia senza uscita.
Faycal Moussaddak, 22 anni, tecnico di laboratorio di Peschiera del Garda, aveva una passione sfrenata per la montagna, che raccontava in immagini dalla sua pagina Instagram Mountain–fay, seguita da alcune migliaia di appassionati, documentando le sue uscite escursionistiche e di roccia in tutte le Dolomiti.
È morto tra i balzi di roccia del Cristallo ieri pomeriggio, dopo aver raccontato con una ultima “storia” di Instagram la sua decisione di fermarsi ai piedi di un camino troppo pericoloso da percorrere senza essere in cordata. Una scelta prudente ma che non è bastata: il ragazzo ha probabilmente perso l’equilibrio mentre attendeva i quattro amici più a monte, con i quali si teneva in contatto telefonico.
PARTENZA IN RITARDO
L’uscita sul Cristallo era iniziata tardi rispetto a quanto previsto. «Non doveva essere una solitaria... maledetta sveglia. Due ore di ritardo, ottimo», aveva scritto attorno alle 8 di mattina dal passo Tre Croci, mettendo online la prima storia Instagram della giornata.
Il ragazzo veronese di nazionalità marocchina, un passato di cestista nelle giovanili e un presente fatto di lavoro come tecnico di laboratorio, di impegno come soccorritore nella Croce rossa e di tante uscite in montagna nei fine settimana, aveva postato la foto del suo zaino con la corda e i ramponi, “taggando” gli amici già avanti: «Spero di raggiungervi».
All’attacco della via normale del Cristallo, un tragitto alpinistico molto frequentato durante l’estate ma in questa stagione ancora meta di pochi appassionati, un altro imprevisto, sempre documentato in diretta con le immagini postate nella storia di Instagram: «Ho sbagliato via. Mi sono perso in mezzo ai mughi».
E poi un’altra storia ancora: un video fatto ancora nella parte iniziale del tragitto, con il cielo coperto e la vegetazione. L’obiettivo del cellulare mostra Faycal sporco di neve sfarinata sul giaccone, sui guanti, sui pantaloni. «Per evitare un sasso, grande quanto una ruota di camion, che puntava dritto verso di me... mi sono letteralmente lanciato sui mughi», la spiegazione affidata a Instagram.
Il giovane veronese però non si scoraggia e riprende la salita lungo la via normale. Salendo oltre la nebbia e le nuvole basse e arrivando tra le rocce.
È lì che, sorridente e sereno, nel sole, spiega di essersi trovato davanti un passaggio troppo rischioso. L’obiettivo del cellulare punta in alto, su una fessura di roccia, e poi scorre attorno inquadrando la vallata sotto di lui, le rocce ancora in parte coperte di neve più in basso. «Siccome è evidente che ho la sfiga qui accanto a me», racconta nel video, inquadrandosi, «non mi va di tentare questo camino di terzo grado in libera e magari appunto, per sfiga, cadere e farmi un volo del genere. Anche no».
È all’incirca mezzogiorno e quella è l’ultima traccia che il giovane di Peschiera lascia su Instagram.
LA TRAGEDIA
Cosa sia successo è impossibile dirlo con precisione: il ragazzo era da solo in quel punto della normale. L’ipotesi è che abbia appoggiato male il piede e che abbia perso l’equilibrio, precipitando.
I quattro amici partiti in orario, e con il quale si era mantenuto in contatto via cellulare, erano più a monte di un centinaio di metri, impegnati a fare delle calate per tornare parzialmente indietro. Avevano sbagliato percorso, finendo su una cengia senza uscita a 2.900 metri di quota.
Sono stati loro, mentre tentavano di uscire dalla cengia, a sentire il rumore di qualcosa che cadeva. Hanno provato a chiamare senza avere risposta, hanno realizzato in pochi istanti drammatici che doveva essere successo qualcosa di grave.
I SOCCORSI
ragazzi, disperati, hanno chiamato il 118. Erano circa le 13: la telefonata ha fatto alzare subito in volo l’eliambulanza del Suem di Pieve di Cadore.
L’elicottero ha sorvolato l’area, individuando il corpo del ragazzo circa 300 metri più in basso del punto in cui si era fermato scegliendo prudentemente di non avventurarsi da solo nel camino di terzo grado.
L’eliambulanza ha sbarcato sul posto il tecnico di soccorso, poi è ripartita verso Cortina dove ha imbarcato un militare del Sagf, il Soccorso alpino della guardia di finanza, e due volontari del Soccorso alpino Cnsas.
I soccorritori sono stati sbarcati poco lontano dal corpo senza vita del giovane alpinista e l’elicottero si è diretto nuovamente in quota, per imbarcare i quattro amici di Faycal, sconvolti da quanto appena accaduto.
Quando da Belluno è arrivato il nulla osta da parte del magistrato, la salma del ragazzo, imbarellata dai soccorritori, è stata recuperata dall’elicottero con un verricello di 20 metri e portata a valle. È toccato intanto ai carabinieri il compito mesto di avvisare i colleghi della compagnia di Peschiera, perché i familiari dell’alpinista venissero raggiunti e informati della tragedia.
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