La Tasso passa nelle mani del Comune
Conclusa la trattativa col demanio concessa in affitto a 78 mila euro. All’inizio ci entreranno il giudice di pace e l’Ana ma servono molti lavori
Il cortile interno della caserma Tasso
BELLUNO. Da quelle stanze, fino a una quindicina d’anni fa, partivano le “cartoline”. Per quasi un secolo generazioni e generazioni di maschi bellunesi sono passate per quelle stanze, sperando in un rinvio o nell’esonero o in una destinazione migliore per la loro naja. Poi il mondo cambiò e si portò via il distretto militare, lasciando vuota la caserma Tasso. Buona parte del grande complesso è rimasta abbandonata, proprietà del ministero della Difesa, fino a qualche giorno fa, quando l’assessore all’urbanistica Paolo Gamba è andato a prendere le chiavi a Venezia. La lunga battaglia del Comune di Belluno per la Tasso si può dire conclusa: l’ex caserma viene finalmente concessa alla città, per ora, in affitto.
Il risultato si può festeggiare, perché è stato perseguito dalle ultime quattro amministrazioni comunali tra mille peripezie, altrettanti generali e infinite promesse.
«La trattativa col demanio e il ministero si è conclusa», ha annunciato ieri il sindaco Antonio Prade alla delegazione in visita alla Tasso, una sorta di sopralluogo per verificare lo stato dei circa 2.300 metri quadrati che ora passano sulle spalle del Comune. Condizioni discrete in quasi tutto lo stabile, con l’eccezione della chiesa sconsacrata dei gesuiti, ridotta talmente male da non essere accessibile. «Siamo stati fortunati», dice ancora Prade, «perché a Roma e a Venezia abbiamo trovato interlocutori disponibili e abbiamo deciso di separare questa vicenda da quella della caserma Piave, per la quale ci saranno novità in primavera. Meglio chiudere una cosa alla volta, appena ce n’è la possibilità. La Tasso ci viene data in locazione a un canone molto esiguo, pari a 78 mila euro, più o meno quello che ci costa la sede del giudice di pace. Abbiamo le chiavi e forse tra qualche anno riusciremo anche ad avere tutto gratis». Questo primo contratto di concessione è di sei anni rinnovabili.
L’idea di Palazzo Rosso è rendere l’operazione Tasso quasi “a costo zero”, trasferendo al secondo piano dell’ex caserma (in uno spazio di circa 500 metri quadrati) gli uffici del giudice di pace, attualmente ospitati in via Vittorio Veneto, dove il Comune paga un affitto di quasi 80 mila euro all’anno. Tra i primi ad entrare ci saranno anche gli alpini dell’Ana, cui servirà un trasloco minimo. Oggi la sezione Ana di Belluno è nell’ala sud della Tasso, che resta inaccessibile perché occupata dalla Ragioneria di Stato, ma la sede è sottoposta a sfratto. Il Comune darà agli alpini i due appartamenti e due garage nella porzione esterna a est.
Su tutto quel che resta si deciderà. «Ne discuteremo con le parti vive della città», prosegue Prade, «c’è una montagna di spazio e noi paghiamo molti affitti». Prade ringrazia l’assessore Gamba e parla di risultato importantissimo.
«La prima cosa da fare», spiega Gamba, «è sistemare il tetto della chiesa dei gesuiti, perché piove dentro ed è a rischio crollo. Da qualche anno a bilancio ci sono 300 mila euro, ma ne serviranno molti di più». La chiesa sconsacrata ha una dimensione di quasi 1.800 metri quadrati e soffre di un degrado allo stato avanzato. La copertura è un’emergenza, ma prima di mettere mano alla struttura bisogna decidere cosa farne. L’assessore, coadiuvato dal responsabile dell’ufficio di piano Bepi Casagrande, rispolvera il progetto fatto ai tempi del suo predecessore Livio Viel, che nella chiesa aveva immaginato il nuovo auditorium. Bellissimo, ma servono milioni e milioni.
«Il demanio militare», continua l’assessore, «sperava di vendere le sue proprietà dismesse mantenendo la destinazione a caserme, ma a chi poteva interessare? A luglio la Regione Veneto ha fatto propria una proposta di legge del Comune di Belluno che permette di cambiare la destinazione d’uso di tutti i beni demaniali. E’ in virtù di questa legge, che consideriamo un nostro risultato politico, che si potranno recuperare tanti complessi dismessi nel Veneto».
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