La Vecia Popa bacchetta tutti prima del rogo
AGORDO. La tangenziale, il campo sportivo, il futuro centro commerciale, i marciapiedi, la crisi economica e l'arciadiacono.
Questi i principali temi affrontati dalla “Vècia Pòpa” nel testamento letto ieri sul Broi di Agordo prima di lasciarsi bruciare e dopo aver preso una buona dose di pioggia assieme agli spettatori comunque presenti. Passato l'inverno nei boschi de la Val de Frèla, l'anziana signora è rispuntata in piazza Libertà (nona edizione dell'ultima serie, dopo gli esordi degli anni '60 e le annate dal 1981-85) attorno alle 14.30 accompagnata dal gruppo dei Ladìn del Pói che bala. L'enorme pupazzo (nove metri di altezza) fatto di cartoni e stracci ha raggiunto il centro del prato cittadino per osservare quanto si svolgeva davanti al municipio. Qui i carri mascherati delle frazioni hanno dato vita a quattro spettacoli legati al ricordo e alle questioni attuali: Rif (le avventure di Pinocchio), Centro (i trent'anni Radio Più), Toccol (la gestione dell'acqua di Bim Gsp) e Pragrande (l'emigrazione) Il clou, come di consueto, è arrivato in fondo, quando la “Vècia Pòpa” ha preso il microfono e ha letto il suo testamento.
Il primo attacco è per gli operai comunali, rei, secondo la vècia, di non aver pulito tempestivamente i marciapiedi dopo le recenti nevicate. Non poteva mancare la tangenziale, inaugurata a giugno, ma ancora monca dell'ultimo pezzo e caratterizzata da una segnaletica quantomeno confusa.
Confusione provata anche dalla Vècia Pòpa: “Ma co bén son rivada 'l era incroci in ogni lóc ke prima de inviame ere già stórna da 'n tòc”. Sotto accusa la rotonda a Ponte Alto il cui sbancamento farebbe pensare a un prossimo casello autostradale. Tornano le polemiche sul secondo campo sportivo fatto diserbare dal Comune in collaborazione con l'Us Agordina un anno dopo l'inaugurazione. Al proposito la vècia ha ricordato che in ballo ci sono i soldi dei contribuenti e ha rimpianto l'ipotesi erba artificiale.
Ha poi sottolineato i problemi allo stadio del ghiaccio “che 'l é tut en boión” e al Palarova che “l'é drio che el va a tòc”. Dopo aver rammentato all'amministrazione comunale l'opportunità di una pulizia ai lampioni della piazza, la Vècia Pòpa si è soffermata sulla prossima ristrutturazione delle ex caserme degli alpini e dei carabinieri. “E no so se crédeghe o se è capì mal, ma par ke i óbe vèrdeghe 'n altro centro comercial. Mi capirò póc ma véra o non véra co i vèrz botéghe grande le pìciole le sèra”.
Prima di tornare alle questioni locali e tributare un omaggio a Radio Più per i 30 anni di attività, l'anziana signora di Framónt si è soffermata sulla crisi: la chiusura degli uffici postali, le difficoltà ad arrivare a fine mese, la disoccupazione giovanile, le tasse, i cattivi rapporti tra politica e banche. Come lo scorso anno nel mirino finisce l'arcidiacono, monsignor Giorgio Lise, che ha da poco inserito in chiesa un nuovo confessionale, ma che non ha ancora terminato la sua prima visita alle famiglie (“Sperón che a confesà l'Arziacheno sie presente visto che 'n téle case a benedì el era asénte”) e che durante il rito dei morti in cimitero sarebbe svelto nell'impartire la benedizione. Infine l'ospedale che, secondo la vècia, grazie ai giovani “par che 'l rèste in pie”. Durante il pomeriggio il Comitato Vècia Pòpa, guidato da Giorgio Favero, ha consegnato un riconoscimento a tre associazioni, Gav, Cucchini e Aido.
Gianni Santomaso
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