La vedova Mesinovic deve pagargli le tasse

Per il Comune di Longarone il combattente dell’Isis non è morto e la sua partita Iva è ancora attiva

LONGARONE. Le tasse lo inseguono anche da morto. Ismar Mesinovic, l’imbianchino bosniaco che è andato a combattere in Siria con l’Isis e, più di un anno fa, ha perso la vita in combattimento, ad Aleppo continua a essere un problema per la vedova Lidia Solano Herrera. La donna avrebbe già abbastanza preoccupazioni, perché non sa dove sia e come stia il figlioletto Ismail Davud, le mancava soltanto di dover pagare dei soldi per la partita Iva da artigiano del marito defunto. Quelli che si chiamano adempimenti fiscali e possono diventare cartelle esattoriali.

Tramite il suo avvocato Aloma Piazza, la giovane cubana che attualmente vive a Ponte nelle Alpi ha chiesto di poterla chiudere, ma l’ufficio anagrafe del Comune di Longarone le nega la documentazione necessaria, in quanto non ha la certezza che l’uomo sia deceduto. Questione di carte, che non potranno mai arrivare da un teatro di guerra del Medio Oriente: «Ci vorrebbe un certificato di morte, ma me lo dite dove lo troviamo, visto quanto sta succedendo in quel paese dilaniato dai combattimenti?», si chiede il legale trevigiano, «non sappiamo nemmeno dove sia stato sepolto quest’uomo. Mesinovic non può aver avuto un funerale ed è probabile che sia finito in una fossa comune, questo significa che è materialmente impossibile produrre questo documento».

La foto del cadavere dell’uomo è stata vista e gira ancora in qualche sito internet, ma evidentemente non basta: «La Farnesina non lo cerca più, ben sapendo che è defunto e questo è confermato anche dal fatto che il suo nome è stato depennato dall’elenco dei foreign fighters. Non se ne occupano nemmeno i servizi segreti e la stessa procura di Belluno ha archiviato l’inchiesta per sottrazione internazionale di minore, vista la morte del reo. Mi chiedo perché questa donna, che è già disperata per aver perso il marito e non sapere dove sia il piccolo venga trattata ancora come la moglie e non la vedova. Credo che ci vorrebbe un po’ di elasticità da parte degli impiegati comunali. Aspetterò al massimo il 10 febbraio, poi impugnerò questo provvedimento».

Il Comune di Longarone allarga le braccia: «Non posso fare nulla», garantisce il sindaco Roberto Padrin, «massima disponibilità nei confronti della signora Mesinovic, ci mancherebbe, ma non è che si possa violare la legge. Abbiamo bisogno del certificato di morte, per fornire gli altri documenti, nel frattempo abbiamo sentito la procura, dalla quale aspettiamo delle istruzioni. Per il momento, la richiesta di Lidia Solano Herrera non può essere soddisfatta».

Gigi Sosso

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