«La violentava e la madre taceva»: a processo il papà orco
FELTRINO. Violentava la figlia. Lei era una ragazzina di 13 anni e forse non capiva ancora cosa le stesse accadendo, perché volesse andare a letto con lei e pretendesse di avere rapporti sessuali completi. I primi fatti sarebbero avvenuti in una città non meglio precisata dell’Albania, ma non si sono fermati al di là del mare Adriatico.
Probabilmente in difficoltà economiche, l’uomo (non forniamo altre indicazioni, a tutela dell’anonimato della ragazza) ha deciso di portare la famiglia in Italia e i tre sono arrivati nel Feltrino. L’intenzione era quella di cambiare vita. L’unica che non l’ha vista migliorare è stata la ragazza, che ha continuato a subire gli assalti del padre orco, soprattutto nel periodo tra i mesi di giugno e luglio 2019 e sempre con la tacita complicità della mamma, che faceva finta di niente. Ma a contatto con le coetanee feltrine deve aver capito che tutto quello che le succedeva non era per niente normale. Era quasi sicura che non avrebbe ottenuto collaborazione dall’altra donna di casa e allora ha deciso di confidarsi con un cugino. Quest’ultimo le ha aperto gli occhi per sempre, dicendole che non potevano succedere cose del genere, nemmeno in Albania, figurarsi in Italia.
Il giovane ha avvertito l’Ulss e la ragazza è stata sottoposta a una visita ginecologica e a tutta una serie di altri esami, che si fanno in questi casi. Non presentava lacerazioni o ferite, ma ha raccontato che il padre abusava regolarmente di lei e nessuno che gli dicesse che non solo non si poteva fare, ma era anche un reato molto grave.
L’uomo è stato denunciato per violenza sessuale su minore e ha avuto bisogno dell’assistenza dell’avvocata Monica Casagrande. Il procedimento penale è partito e sono cominciate le indagini preliminari, per ricostruire gli abusi sofferti dall’adolescente. L’unica delicatezza, se così è possibile definirla, da parte del padre è che non le avrebbe mai fatto del male, ma non cambia nulla, a parte che lei avrebbe tenuto sempre un atteggiamento del tutto passivo.
Gli atti sono stati tradotti in lingua albanese e manca soltanto la notifica all’imputato. Durante gli accertamenti, non c’è stato l’incidente probatorio, di conseguenza la Procura della Repubblica non ha ascoltato la parte offesa in audizione protetta. Questo significa che dovrà essere sentita in aula ed è un’esigenza che poteva anche essere evitata. Nei processi per violenza sessuale, di solito la prima a testimoniare è proprio la vittima, anche per capire se il suo racconto è credibile.
La prossima data è il 7 maggio, giorno in cui sarà discussa la richiesta di rinvio a giudizio dal parte del pubblico ministero Primavera, davanti al giudice per le udienze preliminari Scolozzi.
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