«La violenza non mi piace: ho degli ideali»

AMBURGO. «Voi siete chiamati a giudicare un uomo. Lo avete chiamato “aggressivo criminale” e “irrispettoso della dignità umana”. Sono un ragazzo di buona volontà. Forse politicanti, polizia e...
AMBURGO. «Voi siete chiamati a giudicare un uomo. Lo avete chiamato “aggressivo criminale” e “irrispettoso della dignità umana”. Sono un ragazzo di buona volontà. Forse politicanti, polizia e magistrati pensano che incarcerando e arrestando qualche ragazzetto si possa fermare il dissenso; che le prigioni bastino a spegnere le voci ribelli; che la repressione fermerà la nostra sete di libertà, la nostra volontà di costruire un mondo migliore.


Ebbene, si illudono. Ed è la storia che dà loro torto. Oggi è Amburgo, prima era Genova, prima ancora Seattle. Cercate di arginare le voci di rivolta con ogni mezzo “legale”, con ogni mezzo “procedurale”. La decisione del tribunale non inciderà sulla protesta. Ancora tanti ragazzi e ragazze scenderanno nelle strade d’Europa. Incuranti delle prigioni che vi sforzate di riempire di detenuti politici.


Vorrei dire quali sono le motivazioni che spingono un giovane operaio di una cittadina a venire ad Amburgo. Per manifestare il proprio dissenso contro il vertice del G20. Solo il nome ha qualcosa di perverso. Venti esponenti dei paesi più ricchi decidono il nostro futuro. Il mio, il vostro e quello di altri 7 miliardi. Decidono di vita e morte.


A questo grazioso banchetto la popolazione non è invitata. Noi non siamo che lo stupido gregge dei potenti. Succubi spettatori di questo teatro dove un pugno di uomini tengono in mano l’umanità. Ho pensato molto prima di venire. Ho pensato a Trump, Putin, i Sauditi ed Erdogan. Ho pensato anche al mio Paese, dove a colpi di decreti ogni governo cancella i diritti di studenti e lavoratori. Ho pensato alla mia terra: a Feltre. Il luogo dove sono nato, sono cresciuto e voglio vivere. La cittadella è incastonata come una gemma nelle Prealpi. Ho pensato alle montagne che al tramonto si tingono di rosa. Ai bellissimi paesaggi che ho la fortuna di vedere dalla finestra. Alla bellezza che travolge questo luogo. Poi ho pensato ai fiumi violentati da imprenditori che costruiscono centrali. Incuranti dei danni alla gente e all’ecosistema. Ho pensato alle montagne colpite dal turismo di massa o diventate luogo di lugubri esercitazioni militari.


Ho pensato al bellissimo posto dove vivo, svenduto ad affaristi senza scrupoli. Dove la bellezza viene distrutta per il progresso. Ho deciso di venire a manifestare. È stato un dovere, prima che un diritto. Ho ritenuto giusto oppormi alle scellerate politiche che spingono il mondo verso il baratro. Ho ritenuto giusto battermi perché qualcosa sia un po’ più umano, dignitoso, equo. È giusto scendere in piazza per ribadire che la popolazione non è un gregge da non interpellare.


Ho fatto la mia scelta e non ho paura se ci sarà un prezzo da pagare ingiustamente. A me la violenza non piace. Però ho ideali e ho deciso di battermi. Trovo meraviglioso che migliaia di ragazzi siano disposti a scendere nelle strade di una città, per il proprio futuro. Contro i confini. Con l’unico intento di rendere il mondo migliore di come l’abbiamo trovato. Perché non siamo il gregge di 20 signorotti. Siamo donne e uomini che vogliono disporre delle vite. Per questo combattiamo e combatteremo».


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