La vittima del nipote ha ormai 91 anni Il giudice va a casa sua
ARSIÈ. La nonna dell’imputato sentita a domicilio. Nel processo per maltrattamenti in famiglia e lesioni aggravata, non era pensabile far arrivare in tribunale da Arsiè un’anziana di 91 anni e allora ieri mattina il giudice Feletto, il pubblico ministero Rossi, il difensore Mario e il collega di parte civile Garlet si sono messi in macchina, per andare a trovarla a casa. Nella mezz’ora di faticoso colloquio, a sentire Garlet, la donna avrebbe sostanzialmente confermato le accuse che vengono mosse all’imputato R.G.: è stata minacciata con un coltellino e, in un’altra occasione, colpita alla testa con una manata.
In aula, lo psichiatra Cestaro aveva appena certificato la sua capacità di testimoniare, dopo averla sottoposta a una perizia e una testimone aveva detto di non sapere nulla di quanto succedeva in quella casa.
Nella sua audizione, la madre dell’imputato aveva raccontato di quella volta in cui stava facendo le pulizie ed è stata fatta cadere dal figlio, battendo un ginocchio. Aveva paura del futuro imputato, fin da quando era tornato a casa, alla fine di una relazione. Le discussioni erano continue e si è arrivati al punto che le due donne si chiudevano dentro casa dell’altro figlio, per non farlo entrare.
È in queste occasioni che R.G. cominciava a bussare con violenza e arrivavano i carabinieri: «Aprite sennò vi ammazzo». Una volta l’uomo ha provato a entrare, mandando avanti un’amica comune, ma il suo tentativo non era andato a buon fine.
Era soprattutto il fratello dell’imputato a chiamare il 112, ritenendo di aver subito aggressioni o per il distacco delle utenze o ancora per odori nauseabondi dal garage ed è anche stato l’unico a costituirsi parte civile, per chiedere un risarcimento danni. Nei prossimi mesi, la discussione finale e la sentenza. —
G.S.
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