L’abbandono senza fine delle case di Cesiominore

Il Comitato San Leonardo invoca soluzioni per il caratteristico agglomerato rurale. Oltre al problema del decoro della frazione c’è anche quello della sicurezza 



È un contesto dove ormai l’immobilità è di casa, ma le case si sono svuotate e cedono il campo a un degrado progressivo, ambientale e architettonico. Cesiominore, caratteristico agglomerato rurale con edifici che richiamato la tipologia delle antiche case feltrine, è una spina nel fianco del comitato San Leonardo che da anni spinge e attende che si muova qualcosa da parte delle istituzioni, in termini di riordino urbanistico. Ci si aspetta insomma qualche provvedimento, anche “d’imperio” per regolare una situazione sfuggita di mano che contribuisce a rendere potenzialmente rischiosa, oltre che brutta a vedersi, la parte a est dello storico abitato.

Proprietà multiple

Non manca la casa messa all’asta giudiziaria, transennata quel minimo dal Comune per evitare che qualcuno si prenda sulla testa tegole e calcinacci che piovono dall’alto. E nemmeno mancano le “multiproprietà” di edifici suddivisi in porzioni, un tempo abitate e adesso giacenti, rispetto alle quali non c’è ancora un accordo fra i titolari se svendere o mettere mano al portafoglio per riportare le case a condizioni minimali di decoro e sicurezza. C’entra addirittura il Demanio su una porzione di stalla che tutto suggerisce fuorché la stabilità.

Il comitato

«E la bacheca comunale con le necrologie», mostra Dino Zanella presidente da cinque anni del comitato San Leonardo, «è stata affissa proprio su questo muro esterno, a rischio e pericolo di chi si avvicina». Sicurezza, decoro e magari quella riqualificazione urbanistica del caratteristico complesso rurale. Questo si aspetta il comitato, specie dopo che nel Piano di assetto territoriale è stato inserito, nero su bianco, l’abitato di Cesiominore.

Il pat

Nel documento approvato nel 2016 si era rappresentata l’esigenza di adeguate politiche urbanistiche di sostegno ai recuperi edilizi, per risolvere i problemi di elevato frazionamento fondiario, come appunto nel caso di Cesiominore. L’elevata disponibilità di aree di nuova edificazione, nel passato e nella vecchia strumentazione urbanistica comunale, ha consentito alla domanda di rivolgersi in gran parte alla nuova edificazione che meglio garantiva gli standard qualitativi richiesti dal mercato. Così è proprio nell’inversione di questa dinamica che si rappresenta una delle priorità del Pat di Cesiomaggiore.

«Il Comune, tramite gli strumenti urbanistici attuativi, potrebbe invogliare il privato a mettere mano ai volumi esistenti, magari con soluzioni perequative e incentivanti», spiega ancora il presidente Dino Zanella, critico sulle scelte del passato che hanno continuato a favorire la creazione di nuove lottizzazioni a scapito del recupero dell’esistente.

Un problema annoso

«Di Cesiominore si parla da decenni, prima ancora che il degrado si estendesse ai livelli di oggi», continua Zanella. «Mi rendo conto che si va a trattare con i privati proprietari di case, o porzioni di case, e non è facile neppure trovarli perché sono numerosi, molti di loro sono emigrati e qualcuno non c’è più, quindi bisogna andare a cercare gli eredi, se ce ne sono», sottolinea il presidente.

«Resta il fatto che chi ritorna, anche magari solamente per una ventina di giorni all’anno, provvede alla manutenzione esterna e interna degli edifici e contribuisce, per la sua parte, al decoro. Il problema è che se non c’è un accordo, non si arriva a trattativa con proprietari che non assolvono a responsabilità minime, lasciando la situazione che ci è sotto gli occhi. Serve l’intervento degli enti, a partire dal Comune, per dare delle regole». —


 

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