L’abbraccio a Calonego nella piazza di Peron

Un centinaio tra familiari e amici ha partecipato alla festa per il ritorno a casa. Danilo: «Nessuna paura. Sono un avventuriero, tra un anno andrò in Marocco»

SEDICO. Sono quasi le 12.30 quando Danilo Calonego (il tecnico sedicense tenuto in ostaggio in Libia per quasi cinquanta giorni e liberato una settimana fa) arriva nella piazzetta di Peron a bordo della sua Volkswagen Touareg nera, assieme alla sua famiglia. Amici e vicini di casa gli hanno organizzato una festa, allestendo un tendone appena davanti al centro parrocchiale intitolato a don Giuseppe Battiston. Il suo arrivo era previsto per mezzogiorno, così nell'attesa qualcuno scherza con affetto: «Già ci ha fatto aspettare quarantacinque giorni...».

Finalmente, il tecnico sedicense smonta dal Touareg (un’auto che, nel nome, rimanda proprio ai posti tanto cari a Calonego: ed è lui stesso a scherzarci su). Viene abbracciato dai primi amici, con i quali scambia qualche rapida battuta. È visibilmente stanco, ma non nega a nessuno qualche parola. Dopo alcune foto di rito con amici e familiari (un centinaio i presenti), entra nel tendone dove gli è stata preparata una vera e propria festa, con cibo, bibite e musica.

Tra i più commossi, la sorella Daniela. «Siamo tanto felici», commenta, «anche perchè ha avuto la possibilità di vedere ancora sua mamma. Abbiamo affrontato giorni lunghi, faticosi e difficili. Onestamente non ci aspettavamo quella chiamata della Farnesina che ci ha avvisati della sua liberazione. Non avevo capito che potesse essere tutto finito e non me l'aspettavo. Pensavo che i tempi sarebbero stati ancora più lunghi. Invece è arrivata quella bella notizia e oggi possiamo festeggiare insieme ai suoi amici e ai vicini».

E Danilo? Tra un abbraccio e una foto di rito, parla del suo futuro: «Il prossimo anno tornerò a Marrakech, in Marocco, dove ho la residenza. Mi chiedete se ho paura? No, non ne ho, sono sempre stato un avventuriero».

«In questi giorni», prosegue, «sono rimasto a casa, mi sono dedicato alla lettura, ho guardato la televisione, ho fatto qualche lavoretto e ho pulito il cortile. Insomma, piccole cose che si fanno in famiglia».

Tante le visite ricevute: «Era un continuo viavai di amici, parenti, semplici conoscenti. A tal proposito ringrazio tutti coloro che mi sono stati vicini e che con questa festa hanno voluto dimostrarmi la loro amicizia e il loro affetto».

Qualche ospite che ha gradito particolarmente? «Sono state tutte visite gradite. I più distanti sono arrivati da Treviso. Avendo lavorato a lungo all'estero, sono molto conosciuto e ho avuto a che fare con moltissime buone persone».

Intanto, comincia già a pensare a cosa farà nei prossimi mesi: «Per ora niente lavoro, adesso mi riposo un po' qua. Non ho programmi, ma tra un anno tornerò in Marocco».

Tra i tanti amici che hanno festeggiato il suo ritorno a casa, c’è anche Emilio Dalle Mule, che ha lavorato per anni al suo fianco: «Quando mi chiedevano se avessi notizie di Danilo, mostravo sempre ottimismo, perchè sapevo che è una persona eccezionale. Anzi, per scherzare mi dicevo: sarà lì che aggiusta le macchine ai terroristi. A parte gli scherzi, il suo ritorno ci ha riempiti di gioia ed è giusto che in questa occasione si festeggi tutti insieme».

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