L’abbraccio tra ladro e derubato 36 anni dopo il furto
BELLUNO . Sono passati 36 anni da quella sera del 13 marzo 1981 in cui Giovanni Tessarolo, bassanese di origine e bellunese di adozione, sfondò il finestrino dell’Alfetta 2000 di Lorenzo Alberton in un parcheggio vicino al ponte di Bassano per rubargli l’autoradio. Ieri i due si sono finalmente incontrati a Belluno e hanno parlato a lungo, rivivendo quei momenti come fossero sempre stati amici: «All’epoca gli avrei tirato un cazzotto sul muso», ha ironizzato Alberton, «ma oggi non posso che essere felice del percorso intrapreso da Giovanni e del gesto commovente che ha fatto per fare i conti con la propria coscienza. Da parte mia c’è solo un gran rispetto e penso che il perdono sia la cosa più bella che una persona possa dare e ricevere».
La notte dei fatti Alberton era appena stato a far visita alla moglie in ospedale, in attesa della seconda figlia che sarebbe nata di lì a qualche giorno, e aveva parcheggiato la propria auto sotto la sala prove dove si esercitava con il coro. Improvvisamente aveva udito un boato e, affacciandosi, aveva visto scappare Tessarolo, allora diciannovenne, con in mano la sua autoradio.
Da allora, tra la gioia per la nascita della figlia e l’impegno per il suo lavoro d’autista, il ricordo di quel furto per Alberton era diventato solo un brutto neo in una vita felice. «Quando è arrivata la raccomandata» ha spiegato Marilena Lorenzin, moglie di Alberton, «ho pensato a una multa, mai avrei immaginato di veder spuntare dalla busta un assegno e una lettera come quella». «Quando mia moglie me l’ha letta non riuscivo a crederci», ha confessato il pensionato bassanese, «ero davvero commosso e ho pensato di dover far sapere a tutti di quel gesto. Sono queste le cose veramente belle della vita. Per quanto riguarda il furto in sé quell’auto non ha avuto fortuna nemmeno in futuro, visto che meno di un anno dopo mi è stata rubata e l’ho ritrovata impantanata nel Brenta».
Il nome di Alberton era stato segnalato a Tessarolo dal tribunale come persona da risarcire per poter vedere ripulito il proprio certificato penale. «Sentivo il peso degli errori fatti in passato». ha spiegato Tessarolo, che oggi lavora come collaboratore scolastico in un istituto di Belluno. «sono riuscito a cambiare la mia vita entrando in comunità e aiutando per 12 anni altre persone cadute nel vortice della droga. Inizialmente non ero felice del clamore mediatico creato intorno alla vicenda, ma ora penso che possa essere un’occasione per mandare un messaggio ai tanti giovani che oggi vivono le difficoltà che ho attraversato anch’io all’epoca. La vita non finisce, quando sbagli e soprattutto nessun tunnel è senza uscita».
Per riparare al torto Tessarolo aveva inviato ad Alberton e ad altri tre derubati una lettera di scuse e un assegno da cento euro, da allora Alberton non vedeva l’ora di incontrare quel ladro pentito: «È una storia bellissima, gli amici scherzavano e mi dicevano di andare a farmi una bevuta con quei soldi, ma io ho sempre rifiutato perché sapevo che il momento giusto per spenderli sarebbe stato quando avrei incontrato Giovanni. Conosco bene Belluno perché ci sono stato anni per lavoro ma da oggi la ricorderò soprattutto per lui e per la nostra amicizia».
«Non mi era mai capitato di conoscere di persona qualcuno a cui avevo arrecato un danno» ha detto Tessarolo «sono felice anche se non penso che il mio sia un gesto eroico».
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