L’accordo fra sindaci regge otto gli eletti del “listone”

Il vicepresidente Padrin fuori per un pugno di voti. Due seggi alle altre due liste
Di Alessia Forzin

BELLUNO. Alla fine l’accordo ha tenuto. In consiglio provinciale sono entrati otto fra sindaci e consiglieri del listone istituzionale. All’opposizione ci saranno Ivan Minella (Consiglieri e sindaci per l’autonomia) e Renata Dal Farra (Per le autostrade del futuro). Ma l’esito dello spoglio porta con sè un’altra notizia clamorosa: non è entrato in consiglio Roberto Padrin. L’ex vicepresidente della Provincia non ce l’ha fatta per un pugno di voti: 85. L’ultima degli eletti è Silvia Tormen, rappresentante dell’Agordino.

Per diversi minuti si è creduto fosse lei ad essere rimasta esclusa, ma i 63 voti presi nei Comuni con popolazione sotto i tremila abitanti hanno avuto un valore. Anche se pesano solo 65 punti ciascuno. Così l’Agordino sarà rappresentato a Palazzo Piloni, anche se ha più che dimezzato le preferenze per il suo esponente (due anni fa la Tormen e Leandro Grones insieme avevano sommato 11.610 voti ponderati).

Ricorso? Resta da capire se ci sarà un ricorso: non è escluso. Venti schede sono state annullate, e molte per una ragione. L’amministratore in cabina elettorale ha barrato il simbolo del Bard e dato la preferenza a Bogana, Svaluto Ferro o Tormen. È stato tenuto buono il voto di lista al Bard, la preferenza è stata annullata. Alcuni del “listone” stanno facendo approfondimenti.

Ezio Lise il più votato. Il più votato alla fine è risultato Ezio Lise, consigliere a Feltre, che ha preso anche un voto a Belluno. Seconda Serenella Bogana, sindaco di Alano di Piave (anche per lei un voto a Belluno, e due a Feltre). È stata l’unica a pescare preferenze in tutte e cinque le fasce in cui sono stati suddivisi i Comuni. Il voto alle provinciali, infatti, è ponderato sulla base della popolazione dei Comuni.

Terzo più votato è stato Pierluigi Svaluto Ferro (Perarolo). Tutti e tre facevano parte anche del vecchio consiglio provinciale, come Paolo Vendramini, sesto più votato, e Silvia Tormen (ottava). New entry il sindaco di Belluno Jacopo Massaro, il consigliere del capoluogo Mirco Costa e Calogero Matteo “Lillo” Trinceri.

I numeri. Domenica si sono presentati al seggio in 542 fra sindaci e consiglieri comunali, su 691. I voti validi sono stati 519. Tre le schede bianche, venti le nulle. C’è stata una sola contestazione su una preferenza (giusto il nome del candidato, sbagliato il cognome), è stata superata. Sulla base del metodo D’Hondt, Progetto Comune ha conquistato 8 seggi, Consiglieri e sindaci per l’autonomia 1 e Per le autostrade del futuro 1. Con altri 628 punti, quest’ultima avrebbe guadagnato un altro consigliere.

Al lavoro. 18 milioni di euro da trovare per chiudere il bilancio. Veneto strade. La partita dei rifiuti. La viabilità. I temi sul tavolo del nuovo consiglio provinciale sono molti, e scottano. Il lavoro non mancherà, nei prossimi mesi. E si resta anche in attesa di sapere quale futuro avranno le Province. Non sono state cancellate dalla Costituzione, ma tutti gli amministratori, da destra a sinistra, invocano una soluzione perché nella situazione in cui sono state fatte precipitare non hanno possibilità di andare avanti. Come potrà, la Provincia senza soldi, gestire le scuole superiori e le strade? Domande a cui bisognerà trovare una risposta, e in fretta.

A Belluno poi c’è il grande tema dell’elettività. Il Bard lo rilancia da anni, adesso tutti sono d’accordo che alle urne devono tornare i cittadini. E anche su questo tema è lecito attendersi ci sia un’azione da parte di Palazzo Piloni.

Le deleghe. Alla luce di tutto il lavoro che attende i consiglieri, diventa ancora più importante la distribuzione delle deleghe, che spetta alla presidente Daniela Larese Filon. Deve ancora decidere, e la questione è quanto mai delicata. Per la vicepresidenza, due anni fa valse il criterio del consigliere più votato.

Il più giovane. Gli amici lo chiamano tutti Lillo. Calogero Matteo Trinceri è il consigliere più giovane, con i suoi 25 anni. «Non me l’aspettavo», racconta a caldo. «Certo ci attende un bel lavoro. La situazione non è delle più rosee, spero di portare energie fresche. Cerchiamo di sfruttare le leve che abbiamo, come i fondi ex Odi per la gestione di competenza della Provincia. Puntiamo su banda larga, innovazione, coesione territoriale. E dovremo battere i pugni per far valere le nostre necessità».

Resa dei conti in Agordino. I conti dei voti li fa direttamente lui. Uno per uno. E ne mancano troppi. «Sono molto contento che sia entrata Silvia Tormen, ma sono anche molto arrabbiato per i voti mancanti in Agordino», sbotta Leandro Grones, che ieri era a Palazzo Piloni. «A partire dal Comune più grosso, Agordo. Ognuno è libero di votare ciò che crede, ma se si fa squadra la si deve fare su tutto». La spartizione ha lasciato strascichi, altro dato da non sottovalutare.

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi