L’addio di Labozzetta alla procura

BELLUNO. Il procuratore capo Domenico Labozzetta da ieri è ufficialmente in pensione. Il magistrato ha voluto accomiatarsi dai colleghi e dipendenti del tribunale di Belluno con una cerimonia di saluto, nell’aula penale al terzo piano del palazzo di giustizia. Una lunga carriera, la sua, in magistratura, iniziata nel 1967 e terminata a Belluno dopo 8 lunghi e intensi anni di lavoro di “alterne vicende e alterni successi”. «Il mio obiettivo - ha precisato un commosso Labozzetta - era quello di creare una squadra che funzionasse nel complesso e penso di esserci riuscito. Questo è un giorno che chiude per me un ciclo iniziato nel lontano 1967. Del mio impegno quotidiano, ho fatto una ragione di vita, conseguendo dei buoni risultati». Il procuratore ha chiuso il suo intervento salutando i suoi più stretti collaboratori: dai pubblici ministeri agli impiegati della procura, dalla polizia giudiziaria ai rappresentanti delle forze dell’ordine. Un pensiero l’ha rivolto al soccorso alpino sottolineando come la tragedia di “Falco” (l’elicottero caduto a Cortina nell’estate del 2009 che provocò 4 vittime) “mi ha segnato la vita”.
Il sostituto procuratore Roberta Gallego, che traghetterà la procura fino all’arrivo del nuovo procuratore capo Francesco Saverio Pavone, ha salutato Labozzetta sottolineandone “la flemma, la bonomia e la signorilità”. «Di “Mimmo - ha concluso Gallego - ho apprezzato l’atteggiamento spesso sornione ma lungimirante, al di là dell’apparenza».
Per i giudici ha parlato il dottor Aldo Giancotti che di Labozzetta ha apprezzato “l’equilibrio, l’autonomia e la disponibilità”.
Infine, a portare il saluto dell’ordine forense è intervenuto l’avvocato Fabrizio Righes.
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