L’affondo di Zandonella Necca: «A Roma il gallo cedrone conta più dei montanari»
L’INTERVISTA
«Se fossi ancora sindaco? Porterei la fascia tricolore a Roma e chiederei a quei soloni del ministero dei Beni ambientali di venire loro ad amministrare la nostra montagna e provare a garantirle un futuro degno di questo nome. Ma ci rendiamo conto che, per loro, contiamo meno del gallo cedrone?».
Mario Zandonella Necca, classe 1952, ha fatto il sindaco di Comelico Superiore per 15 anni (dal 1995 al 2004 e poi dal 2009 al 2014) ed ha posto le basi del collegamento sciistico e turistico con la Pusteria. Oggi guarda con grande preoccupazione ai recenti pesantissimi vincoli imposti al territorio.
«Da tempo non ho più incarichi né ruoli amministrativi pubblici, ma seguo da cittadino le vicende di questo progetto, per il quale un po’ di tempo e di impegno, insieme ad alcuni amici, ho messo negli anni».
Cosa pensa della situazione attuale?
«Innanzitutto vorrei ricordare che, già nel 2006, furono imposti al Comelico pesanti vincoli ambientali, con il beneplacito della Regione Veneto», racconta Zandonella Necca, «a seguito delle direttive europee che imponevano che su una certa superficie di territorio regionale si delimitassero aree S. I. C. (siti di importanza comunitaria, ndr) e Z. P. S. (zone di protezione speciale, ndr)».
Vincoli che, sottolinea con amarezza Zandonella Necca, «privilegiano in tali aree la salvaguardia e la tutela del gallo cedrone, di una specie di rana o dell’ontano (leggi aunu in ladino, ndr) a quella dell’homo sapiens sapiens (nel caso specifico il montanaro comeliano. . ., ndr)» .
Allora cosa faceste?
«Per mitigare tali vincoli, fu istituito in Comunità Montana un nucleo tecnico, costoso, di una decina di esperti che avevano il compito di redigere programmi ed azioni compensative. Il corposo lavoro fu trasmesso a Venezia, in Regione e, mi risulta, sia rimasto chiuso in un cassetto».
Comunque, nei primi anni 2000, nell’ambito del Patcot (Piano d’area transfrontaliero Comelico-OstTirol), sottoscritto dai rappresentanti degli enti confinanti e dalla Regione, «si era dato il via ad una serie di varianti che avevano come obiettivo primario proprio le azioni ed i progetti di carattere frontaliero, tra i quali il collegamento con la Pusteria. Per il quale si delineò un progetto complessivo che teneva conto sì delle limitazioni ambientali imposte, ma che ne avrebbe consentito la realizzazione, con il finanziamento del fondo dei comuni confinanti».
A che punto eravamo quando lei lasciò l’incarico?
«Cinque anni fa vi erano ancora tutte le condizioni per realizzare il primo pezzo di collegamento», sostiene Zandonella Necca, «che già aveva in dotazione 10 milioni di euro, per il tratto Valgrande-Cima Colesei, che sarebbe stato risolutivo; si è invece deciso di rivedere il progetto nel suo complesso ed attendere i finanziamenti a totale copertura. Secondo me, a quel punto dell’iter si è perso del tempo utile e, quando si sono poi evidenziate le posizioni ambientaliste radicalmente contrarie al progetto e definiti tecnicamente i vincoli oggi imposti, era troppo tardi per rimettersi in sella».
Ed ora?
«Innanzitutto è fuorviante scaricare tutte le responsabilità sui tecnici; la politica, quella locale e quella nazionale, ha le sue belle colpe. Poi va ricordato che i vincoli li ha messi il governo giallo-verde, quello precedente. E si deve anche ammettere che c’è stata una certa miopia, a livello locale, in chi ha impedito che si realizzasse il campeggio in Val Grande, decretando di fatto la fine delle Terme. Ora comunque è il momento di fare quadrato e stare tutti dalla stessa parte, come cerca di fare il comitato pro collegamento, che ha un ruolo importante di sensibilizzazione, ma che non può fare ciò che la politica non ha interesse a fare. Perchè, evidentemente, il nocciolo della questione è questo».
Che futuro vede?
«Io non so quale potrà essere il futuro per le nostre giovani generazioni», conclude l’ex sindaco di Comelico Superiore, «ma quello che so per certo è che sono molto preoccupato». —
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi