Lago del Centro Cadore da svuotare: vertice dei sindaci sul progetto Enel

L’ente vorrebbe togliere 2.5 milioni di metri cubi di fanghi dal bacino. Molti problemi da risolvere 

BELLUNO. L’Enel ha 2 milioni e mezzo di metri cubi di fanghi e di inerti da estrarre dal lago del Centro Cadore, per “efficientarlo”. Si propone di farlo entro il 2029, quando scade la concessione e c’è la speranza, da parte della Regione Veneto e della Provincia di Belluno – come ammettono, rispettivamente, l’assessore Giampaolo Bottacin ed il presidente Roberto Padrin –, che i bacini idroelettrici passino al territorio, come il Governo ha concesso a Trento e Bolzano. Questo in virtù delle trattative sull’autonomia.

L’Enel, ovviamente, non la pensa allo stesso modo. Ma punta legittimamente a trarre il massimo profitto produttivo, nei prossimi 12 anni, sia dal Centro Cadore che dal bacino di Busche. La potenzialità ottimale è quella dei contenitori carichi d’acqua, anziché pieni di fango e di altri materiali. Ecco, dunque, la necessità di bonificare Pieve di Cadore, Calalzo e Domegge, da oggi al 2029, di 2 milioni e mezzo di melma (e dintorni).

«Ci hanno chiesto di poter prelevare tra i 250 ed i 300 mila metri cubi l’anno – fa sapere Pierluigi Svaluto Ferro – in particolare 200 mila metri cubi di fango e limo, che si sta accumulando a ridosso delle paratie. 100 mila, invece, sono i metri cubi di sassi e ghiaia che staziona verso la coda del bacino». Svaluto Ferro, primo cittadino di Perarolo, coordina i sindaci del Cadore e nella sua veste di consigliere delegato della Provincia tratterà con l’Enel.

Oggi i sindaci si riuniranno per decidere la piattaforma da presentare all’Enel nel vertice che si terrà a Palazzo Piloni il 27 aprile. Vertice che sarà decisivo per capire le modalità di svuotamento del bacino e le compensazioni che l’Enel sarà disposto a riconoscere ai Comuni. È stata la Regione a convincere l’Enel a condividere la tematica, più precisamente il piano di gestione con le comunità locali.

«Siamo di fronte ad una marea di problemi – ammette Svaluto Ferro –. Vorremmo intanto capire di che qualità sono i fanghi. Le indagini sulla loro tossicità sembrano non dare risultati allarmanti, ma vogliamo approfondire. Si tratta anche di capire dove e come verranno trattati i fanghi. Si dice che per essere palabili dovranno restare esposti sul posto, ma dove e come? ».

E poi il grave problema del trasporto. «Quanti camion occorreranno e ogni quanto attraverseranno i nostri paesi? Tutto questo l’Enel non ce l’ha ancora detto, speriamo che lo faccia il 27».

Per quanto riguarda gli inerti, l’Enel studia una dislocazione in cantieri del territorio, magari quelli dell’Anas sulle strade. Ma, si sa, anche l’Anas ha dei tunnel da scavare e dei materiali da asportare. Ultimo tema, ma non certamente meno importante, è quello delle compensazioni. «Non dovremmo trovarci con i canoni dell’estrazione a carico della Provincia o della Regione, quindi – conclude Svaluto Ferro – delle comunità locali».

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