Lago di Alleghe e sentieri agordini tornano a splendere grazie agli alpini
ALLEGHE
I villeggianti hanno affollato in questo fine settimana il lago di Alleghe. Splendido, come lo era prima della tempesta Vaia. Il merito? «Soprattutto di loro, degli alpini», riconosce il neosindaco, Danilo De Toni. A conclusione del mese di esercitazione della Protezione Civile, promosso dalla Regione Veneto. Durante giugno gli uomini dell’Ana sono entrati nel lago, attrezzati di barche, zattere e ogni altra attrezzatura necessaria, e lo hanno liberato da tronchi e radici, magari impigliati nelle piccole isole di ghiaia formatesi all’ingresso del fiume Cordevole. Vi hanno operato, con maestria unica, anche i sommozzatori, provenienti da diverse parti d’Italia.
Un’operazione a fini turistici, per presentare il lago nelle condizioni migliori ai villeggianti. Però – come ricorda il sindaco – il cantiere più importante, anche ai fini della sicurezza, scatterà non appena la società “Veneto Acque”, incaricata dalla Regione, avrà pronto il progetto. Si tratta di un’opera complessa di sghiaiamento, trasporto e collocazione del materiale lungo la sponda destra del Cordevole e del lago, che andrà avanti per mesi, quindi per buona parte anche del prossimo anno.
Le amministrazioni comunali di Alleghe, Rocca Pietore e Livinallongo hanno incontrato, l’altro giorno, gli alpini per ringraziarli del prezioso lavoro portato a termine e, come riconoscimento, hanno donato una scultura in legno, semplice ma assai simbolica, realizzata su un pezzo di abete schiantato.
I cantieri, che doneranno ai bellunesi almeno un milione di euro (tanto valgono i lavori effettuati o in corso), si sono conclusi nell’Agordino, ma continuano da altre parti. «Sono stati ben 1.008 i volontari dell’Ana e della Protezione civile del Veneto (ma hanno partecipato anche gruppi provenienti da altre parti d’Italia)», racconta l’assessore regionale Gianpaolo Bottacin, «scesi in campo, nelle scorse settimane per ripulire i territori devastati dall’uragano Vaia. Da quattro mesi le strutture regionali della Protezione Civile hanno lavorato su una maxi prova di soccorso nelle province di Belluno e Vicenza. Sì, perché i volontari, dopo essere massicciamente intervenuti in occasione della tempesta, si sono proposti, loro stessi, di tornare nel “luogo del delitto” per dare continuità all’opera di rigenerazione».
Spesso si pensa che la Protezione civile si occupi solo di gestione dell’emergenza, invece è solita prendersi cura – come ricorda ancora Bottacin – di altre tre cose: previsione, prevenzione e post emergenza. Sono quindi state individuate cinque aree di intervento: altopiano di Asiago, Agordino, Feltrino, Centro Cadore e Comelico, Valle del Boite e Zoldano. Feltrino e Agordino sono state assegnate ai volontari di Protezione civile dell’Ana; Centro Cadore e Comelico alle organizzazioni di Protezione civile di Padova e Venezia; l’altopiano di Asiago ai volontari di Vicenza, Verona e Rovigo; Valle del Boite e Zoldo alle organizzazioni delle province di Belluno e Treviso.
«In Agordino l’esercitazione si è appena conclusa, mentre in altre zone è ancora in corso o sta per partire», fa sapere Bottacin. I volontari sono intervenuti in quelli che comunemente vengono definiti interventi minori come la pulizia dei corsi d’acqua o il ripristino dei sentieri o ancora una prima sommaria pulizia del lago di Alleghe».
«Il lavoro che hanno svolto è stato eccezionale», riconosce Leandro Grones, sindaco di Livinallongo. «La pulizia dei sentieri in una realtà turistica come la nostra, ha valenza strategica», rileva Grones. «Hanno affrontato interventi a volte complessi, dimostrando l’addestramento avanzato di cui sono capaci». —
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