«L’aiuto di tutti per salvare gli impianti»

All’assemblea sul deficit di 400 mila euro, il sindaco e la società Campetti lanciano un appello ai cittadini
Sappada febbraio 2005, impianti di risalita.Le attrazioni di Nevelandia, sulla pista da sci dei Campetti a Sappada
Sappada febbraio 2005, impianti di risalita.Le attrazioni di Nevelandia, sulla pista da sci dei Campetti a Sappada

SAPPADA. Un appello accorato perché tutti facciano la loro parte per salvare gli impianti di Sappada nel breve lasso di tempo, poco più di 2 settimane, che ancora resta.

«Se entro il 15 maggio non riusciremo a raccogliere i 400 mila euro che servono per coprire il deficit di gestione, la società Campetti sarà costretta a chiudere». Lo conferma Daniele Kratter, il coordinatore.

La comunicazione è stata data ai numerosi sappadini che martedì sera hanno affollato l’auditorium di Cima Sappada, convocati dal sindaco Manuel Piller Hoffer, il quale ha rivolto un accorato appello ai compaesani perché «tutti, proprio tutti» si rendano disponibili al salvataggio della società, che è di fatto la Fiat della comunità ai piedi del Peralba.

La stagione invernale si è chiusa sostanzialmente in bilancio, con 125 mila skipass d’ingresso. «Per andare completamente in equilibrio e non avere più pensieri - ha specificato Kratter - ce ne vorrebbero il 10 per cento in più».

Il costo annuale della rete di impianti sappadini – da Nevelandia alle seggiovie alle piste – è di 2 milioni l’anno, l’estate pareggia, l’inverno no. Fino ad oggi si sono fatti carico del problema i 190 soci della Campetti, ma alcuni di loro hanno cominciato ad essere titubanti sulle prospettive: «Meglio lasciare», hanno detto.

Il sindaco Piller Hoffer e Kratter si dicono, invece, fiduciosi. Secondo loro la risposta arrivata dall’assemblea dell’altra sera è l’impegno a tentarle tutte, proprio tutte, per evitare la chiusura di questa esperienza.

Ciò che i sappadini non accettano - hanno detto e ripetuto sia Piller Hoffer che Kratter - è che questa comunità debba fare tutto da sola, mentre altrove, sulle Dolomiti, intervengono la Regione Veneto o le Province di Trento e Bolzano, lungo il confine attraverso fondi con i quali è possibile finanziare nuovi collegamenti, come nel caso di Comelico Superiore. «Questo non è giusto. Non è giusto, cioè, che i nostri operatori, quindi la nostra gente si debba far carico di tutto, mentre, ad esempio, nella vicina Regione Friuli Venezia Giulia è il sistema regionale stesso che costruisce e gestisce gli impianti».

Da qui la gran voglia di Friuli, con le polemiche di questi giorni. Ma, in attesa che maturi il voto in Parlamento, Sappada deve attivarsi nelle prossime due settimane per salvare il motore del suo sviluppo.

È stata proposta, fra l’altro, una tassa di scopo, ma è risultato, dopo alcune verifiche, che questa è inapplicabile. Piller Hopffer e Kratter sono scesi a Venezia. Sono stati a colloquio con l’assessore regionale Federico Caner, che ha la titolarità del turismo. Hanno trovato molta considerazione, ma di fatto Sappada può contare su un fondo di soli 200 mila euro esclusivamente per nuovi impianti, a causa di tutta una serie di vincoli europei.

Nessuna integrazione di risorse, dunque, per la gestione. Gli investimenti futuri che la società ha in serbo, a cominciare da Nevelandia, che è uno deei parchi più grandi d’Europa, mettono in conto uscite di milioni. Altri milioni per il collegamento con Forni Avoltri. Tutti sogni che, evidentemente, debbono restare nel cassetto. Almeno per il momento.

Non solo. Sappada ha necessità, anzi l’urgenza, di una più robusta promozione per portare più clienti. Altri contributi, dunque, sarebbero necessari a questo riguardo. L’assessore Caner ha assicura tutto il suo impegno per una puntuale verifica delle disponibilità. «Intanto, però, ci preme salvare la società. E sarebbe saggio che a questo sforzo partecipassero la gran parte dei 600 capifamiglia di Sappada, ciascuno ovviamente secondo le proprie disponibilità», si augura Kratter.

Francesco Dal Mas

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