«L’albero non andava protetto e il bambino era molto bravo»
CORTINA
Morì un giovane sciatore. C’è la perizia dello specialista nominato dalla Corte d’Appello. «Benevola» nei confronti degli imputati, secondo Paolo Ghezze, uno dei difensori.
Il mestrino Andrea Rossato aveva appena nove anni e gareggiava per i Nottoli Vittorio Veneto, quando perse le vita contro un larice, sulla variante bassa del Canalone della Tofana. Era il 5 marzo 2011. Domani si discuterà il lavoro del perito trentino Andrea Boghetto, dopo che in primo grado il presidente della società Ista, Luigi Pompanin e l’accompagnatore dei bambini Giuseppe Bisotto sono stati condannati a un anno per omicidio colposo con pena sospesa. Il reato è prescritto dallo scorso 5 settembre, ma rimane valido un risarcimento danni di due milioni da parte di Toro assicurazioni, rappresentata dall’avvocato Coppa.
Secondo Boghetto, l’incidente è avvenuto lungo una pista concessionata e battuta. Che è classificata come difficile, non tanto per la pendenza quanto per il fatto di essere stretta. La segnaletica di sicurezza era lacunosa, perché mancavano nome, grado di difficoltà e avvertenza sulla larghezza ridotta, ma è anche vero che questi obblighi sono finalizzati a mettere in guardia lo sciatore poco capace, non un abile agonista, anche se solo di nove anni.
Il decesso è avvenuto per l’impatto su una pianta a bordo pista, ma non è sicura l’esatta dinamica e il fatto che non si sia provveduto all’autopsia ha forse impedito di stabilire con precisione le modalità dello schianto. Gli elementi certi sono pochi, in corrispondenza del dosso, al quale segue una curva a destra. C’era bisogno di protezioni? È opinione assolutamente prevalente, spiega Boghetto, che il gestore non sia tenuto a recintare e proteggere la pista: sarebbe uno scempio paesaggistico, oltre che un costo economico insostenibile. La stragrande maggioranza delle piste non è perimetrata e i singoli alberi non sono protetti. L’unico obbligo è quello di proteggere l’utente dal pericolo inatteso e non visibile: una scarpata profonda, un torrente, una sporgenza nascosta o un cannone per l’innevamento artificiale.
Non lo sono alberi, sassi e ceppaie, che sono prevedibili ed evitabili da parte di uno sciatore di media bravura. —
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