L'allarme: «Capre e pecore in pericolo nel bellunese»

Due allevatori attendono i rimborsi per i 115 capi infettati dalla «agalassia contagiosa»
Ezio Lena con pecore e capre durante l’inverno a Zoldo Alto
Ezio Lena con pecore e capre durante l’inverno a Zoldo Alto
BELLUNO.
Centoquindici capre infettate, morte o non più produttive, a causa di una malattia infettiva gravissima ma poco conosciuta nel Bellunese. E a due anni di distanza, ancora nessun indennizzo. Due giovani allevatori attendono risposte dalla Regione e nello stesso tempo lanciano l'allarme: il morbo non è debellato, state attenti.

La storia di Ezio Lena comincia nel 2009. Insieme alla compagna, prende in affitto dal Comune di Zoppè di Cadore le malghe Canazzè e La Grava, che si trovano in comune di Zoldo Alto. Portano in alpeggio alcune centinaia di capi, capre e pecore, di cui una sessantina di loro proprietà; gli altri appartengono a vari proprietari delle provincie di Belluno, Trento, Pordenone che li consegnano all'allevatore perchè li porti in malga, come si usa fare. Verso fine giugno Lena si accorge che gli animali stanno male: zoppicano, non producono latte. L'azienda di Ezio Lena lavora il latte caprino per farne formaggio: è la loro principale forma di reddito. La produzione crolla e il reddito pure: alla fine ci sarà una perdita di migliaia di euro. La malattia non si ferma, nonostante gli interventi dei veterinari. Le capre perdono l'orientamento, alla fine molte non saranno neppure ritrovate.

Le diagnosi fatte si rivelano sbagliate, fino a quando un allevatore trentino avanza l'ipotesi che potrebbe trattarsi di agalassia contagiosa. Un focolaio di questo morbo era scoppiato in Trentino qualche tempo prima ed era stata fatta per questo motivo una campagna di vaccinazione.

L'ipotesi più probabile, spiega Lena in una delle relazioni inviate in Regione per il rimborso, è che alcuni capi arrivati dal Trentino nella malga La Grava fossero stati vaccinati e come tali portatori sani della malattia, che hanno trasmesso a capi non vaccinati. Ma questo aspetto nella documentazione che accompagna i capi non era indicato, anzi c'era la scritta: idoneo all'alpeggio.

Le ipotesi diventano presto realtà: le capre in alpeggio sono malate e a ottobre 2009 scatta il vincolo sanitario sulla malga e sugli animali, che rimangono confinati in mezzo alla neve fino alla primavera 2010. Con quali costi e disagi è facile immaginare: il trasporto del foraggio, ad esempio, e la cura delle bestie.

L'allevatore di Zoppè chiede un risarcimento per le bestie perse, morte o smarrite e per tutte le spese che il sequestro delle bestie ha comportato, in trasporti, foraggio e altro. Ma al momento nessuna risposta è arrivata dalla Regione.

«Nello stesso tempo e per lo stesso motivo», dicono i due giovani di Zoppè, «gli allevatori trentini che sono stati colpiti dallo stesso problema,sono stati risarciti». Anzi i due bellunesi si trovano a dover rispondere agli allevatori che avevano affidato loro le bestie che poi sono morte: «Chiedono soldi a noi per il danno patito».

Intanto la stagione dell'alpeggio sta per ricominciare. La malattia può arrivare con altre greggi che salgono dalla pianura, e che lasciano le feci contaminate sul terreno. Ma in provincia di questo problema non si parla. Giovedì c'è stata una conferenza informativa a Trento, a cui hanno partecipato anche i due allevatori bellunesi, per cercare di capire se il pascolo della malga di Zoldo Alto può essere usato di nuovo, a un anno di distanza. E per sapere come possono proteggere le loro greggi dalla malattia. E aspettano che qualcuno in Regione dia loro quanto dovuto.

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