L’allarme da San Vito: «Non c’è futuro per le segherie artigianali»
SAN VITO. C'erano una volta le segherie. L'attività produttiva più caratteristica del territorio di montagna vive oggi un periodo di crisi molto complicato. I numeri sono impietosi: negli anni ’30 del Novecento solo in Cadore se ne contavano un centinaio, adesso superano a fatica le dita di una mano. I perché del crollo verticale sono da ricondurre alla crescente crisi ma, almeno per quanto riguarda il territorio cadorino, anche ad una concorrenza divenuta negli ultimi tempi impossibile da contrastare: quella del vicino mercato austriaco. Tra le poche aziende ancora in piedi ce n'è una storica, quella della famiglia De Vido, a San Vito, giunta alla quarta generazione. Capofila è Tiziano, che gestisce da solo un'attività di montagna a chilometro 0.
«I tempi sono cambiati e con essi le funzioni di una segheria. Un tempo la produzione era elevata. Ricordo mio padre che andava a caricare i tronchi alla stazione ferroviaria di San Candido. Faceva tre viaggi al giorno. La stazione di Calalzo aveva un ruolo determinante per il Cadore, visto che da lì partivano i treni che portavano legname lavorato a Venezia. Mio nonno mi raccontava anche del trenino che dalla stazione di San Vito portava il nostro legno a Calalzo e poi da lì nei grandi centri della pianura. Oggi, onestamente, non conviene più tagliare il legno, si fa prima ad acquistare direttamente le tavole pronte e poi rivenderle sul mercato».
Perché un cambio di rotta così drastico per il settore?
«Gli aspetti principali della produzione sono cambiati, si sono evoluti. Le grosse aziende impiegano una settimana per costruire un tetto. Aziende artigianali come la mia, che si regge sull'operato del sottoscritto, visto che non ho possibilità di assumere personale, impiegano per completare lo stesso lavoro non meno di un mese. Oggi la gente non ha voglia di aspettare, vuole tutto e subito, e queste sono le conseguenze. La velocità è tutto e se la qualità del lavoro è scadente poco importa. C'è poi un problema di natura burocratica. Una volta era tutto più semplice, oggi servono troppi permessi per poter lavorare in questo settore al punto che verrebbe voglia di mollare tutto e dedicarsi ad altro».
Tra i maggiori problemi c'è poi la concorrenza fortissima dei vicini di casa, Pusteria e soprattutto Austria...
«Di recente abbiamo fatto un calcolo. Quello che da noi costa 100, in Pusteria costa 70. Anche la Pusteria negli ultimi tempi però sta vivendo tempi di crisi e diverse segherie hanno chiuso. Questo perché la concorrenza austriaca è impossibile da constrastare. Da loro i costi di produzione sono molto bassi ed ultimamente hanno fatto investimenti milionari che noi possiamo solo sognarci. Una volta andavamo noi in Austria a prelevare i loro tronchi per lavorarli, oggi sta succedendo il contrario».
Eppure l'azienda De Vido di San Vito resiste da più di cento anni sul mercato...
«Le nostre soddisfazioni ce le siamo tolte e continuiamo a togliercele. La nostra è una produzione di qualità. Solo così il settore artigianale può sopravvivere. I nostri tronchi arrivano dai boschi di Cadore e Comelico. Ma è difficile immaginare una quinta generazione De Vido in segheria...».
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