L’allarme dei sindaci «Una emorragia continua»

I primi cittadini hanno messo in campo molte iniziative per famiglie e imprese ma non sono state sufficienti per frenare la fuga della popolazione

BELLUNO. Loro hanno fatto il possibile. Qualcuno ha reso gratuito il trasporto scolastico, altri hanno istituito il bonus bebè (500 euro per ogni bimbo che viene alla luce). Ci hanno provato, i sindaci, a sostenere le famiglie, ad evitare o per lo meno a contenere la fuga dai loro territori. Ma non è stato sufficiente, come ha dimostrato il rapporto della Cgia di Mestre. «Le nostre iniziative non possono bastare», dicono i sindaci. «Servono politiche di attenzione per la montagna, agevolazioni per le famiglie, le imprese. Fino ad ora questa attenzione non c’è stata». È insieme una consapevolezza e un grido di allarme quello che lanciano i sindaci bellunesi.

Gosaldo: «Chi trova la soluzione vince il Nobel». È il Comune simbolo dello spopolamento. Gosaldo dal 2012 al 2017 ha perso il 13,8% dei residenti. «Tutto è iniziato dopo l’alluvione del ’66», ricorda il sindaco Giocondo Dalle Feste. «Poi è stata un’emorragia continua ed è difficile spiegarne le ragioni. Nell’alto Agordino il turismo aiuta, da noi non c’è neanche quello». I servizi ci sono, è rimasto aperto l’ufficio postale, ci sono la farmacia, l’asilo, la scuola elementare, un negozio di generi alimentari, un bar, il fruttivendolo, la macelleria. Il Comune dà il bonus bebè e lo scuolabus gratuito. «Ma non sono operazioni che cambiano le nostre sorti. Io non lo so cosa si potrebbe fare. Chi troverà la soluzione vincerà il premio Nobel. Una cosa è certa: Trento e Bolzano sono partiti 30-40 anni fa con politiche di sostegno alla montagna. Per noi è già troppo tardi».

Val di Zoldo: razionalizzare gli enti. Il Comune che amministra Camillo De Pellegrin in cinque anni ha perso il 7,9% della popolazione. Molti sono gelatieri che hanno scelto di trasferirsi definitivamente in Germania. Come arrestare questo trend? «Innanzitutto con una razionalizzazione degli enti», dice De Pellegrin. «Poi la Provincia deve tornare elettiva, avere più forza e prendere in mano la situazione. Infine Belluno deve diventare capitale delle Dolomiti, ci serve un capoluogo forte e centrale». Ma per mantenere la vita in montagna bisogna che questa vita costi di meno: «Noi spendiamo più che in pianura per il riscaldamento, l’auto, solo per fare due esempi», aggiunge. «La politica nazionale deve decidere che la montagna deve essere aiutata a vivere. Vanno aiutate famiglie, imprese, bisogna differenziare le imposte».

Zoppè: serve l’autonomia. Renzo Bortolot amministra il Comune con meno residenti della provincia. Sono un centinaio quelli stanziali, quando tornano i gelatieri si superano, di poco, le 200 unità. Fra il 2012 e il 2017 Zoppè ha perso il 12,9% della sua popolazione. Il sindaco è convinto che la fusione dei Comuni non sia la soluzione, mentre l’autonomia darebbe un certo aiuto. «Ma servono anche i servizi, per i giovani, le famiglie. E ci deve pensare lo Stato. Noi sindaci non possiamo fare più di quanto abbiamo già fatto».

Ospitale: servono politiche per la montagna. Ospitale è il terzo peggior Comune, in merito allo spopolamento (-11,7% fra 2012 e 2017). «Vivere in montagna è difficile e negli anni non è stato fatto nulla per la montagna», analizza il sindaco, Livio Sacchet. Che ha provato ad aiutare le famiglie: ha istituito il bonus bebè, reso gratuito il trasporto scolastico per bambini e ragazzi che studiano a Longarone, tenuto al minimo le tasse comunali e perfino ristrutturato un negozio (comunale) per il quale viene chiesto un affitto simbolico di cento euro all’anno. Quel negozio, però, sta per chiudere. «Avevamo tre negozi di generi alimentari, un ristorante, due bar. Ci sono rimasti un bar e un negozio, che sta per chiudere. Siamo riusciti a tenere l’ufficio postale e l’ambulatorio medico, ma è stata una battaglia. Penso si debba correre ai ripari, e in fretta».

Rocca Pietore: una fiscalità diversa per le nostre terre. È uno dei Comuni di confine. Qualche soldo in più arriva, ma non basta. «Servono politiche fiscali ad hoc per la montagna», dice il sindaco Andrea De Bernardin. «Da noi ci sono famiglie che arrivano, anche con bambini, da fuori provincia, ma i nostri montanari sono stufi di vivere in montagna. L’unico modo per invertire questo trend è garantire sgravi importanti sulle tasse, dare incentivi alle famiglie con figli, ma non 500 euro una tantum. Parlo di ventimila euro in dieci anni. Negli ultimi 40-50 anni la politica nazionale avrebbe dovuto muoversi in maniera diversa nei confronti della montagna».

Alano di Piave: copiamo da Trento e Bolzano. Il calo di popolazione di Alano, analizza il sindaco Serenella Bogana, si deve soprattutto al calo di lavoro, che ha fatto andare via gli immigrati. «Molte famiglie giovani vengono a stabilirsi ad Alano», afferma la Bogana. «E i giovani riescono ad inserirsi nel tessuto economico». È anche vero, però, che negli ultimi anni «sono state fatte politiche poco lungimiranti per territori come i nostri», continua. «Io credo che dobbiamo guardare a cosa hanno fatto Trento e Bolzano, copiare le buone pratiche. E dobbiamo dotarci di una grossa infrastruttura. Tutto il nord Italia è attraversato da una rete autostradale e ferroviaria capillare, nel Bellunese queste vie di comunicazione sono completamente assenti. Non serve rappezzare di continuo opere viarie vecchissime, pensiamo ad una rete nuova, innovativa, che ci porti turismo».

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