L’allarme dell’Usl: «150 medici in più per garantire i servizi essenziali»
BELLUNO
«Rispetto all’effettivo fabbisogno aziendale, e non tenendo conto dei limiti delle disponibilità finanziarie derivanti dai vincoli nazionali e regionali, l’Usl 1 Dolomiti necessiterebbe di oltre 150 medici dipendenti in più». Questo è l’esito della ricognizione effettuata dall’azienda sanitaria nel settembre scorso. Un dato che riporta all’emergenza da tempo lanciata dalla direzione strategica, sulla carenza di personale all’interno delle strutture ospedaliere del territorio.
Sono circa 640 i medici che operano sull’ospedale hub a valenza provinciale di Belluno e sulle quattro strutture nodo di rete (Agordo, Pieve di Cadore, Feltre e Lamon) e nei distretti di Belluno e Feltre e nel dipartimento di Prevenzione. Numero che è andato assottigliandosi nel corso dei mesi per pensionamenti e trasferimenti.
L’allarme era stato lanciato dal direttore generale Adriano Rasi Caldogno qualche tempo fa, ma ora a supportare l’emergenza sono i numeri che l’Usl ha presentato a Venezia, insieme con il piano triennale dei fabbisogni di personale. Un piano resosi necessario in virtù delle modifiche apportate ai decreti legislativi 75/2017 e del 165/2001 per innovare la logica e la metodologia per la determinazione dei fabbisogni di personale da parte delle singole amministrazioni.
Il piano triennale, infatti, rappresenta lo strumento che individua le risorse umane necessarie per garantire i servizi che le amministrazioni devono erogare, indipendentemente dalla tipologia di rapporto di lavoro e dagli altri contratti utilizzati.
E ora la situazione è più che preoccupante. «Oggi l’azienda registra notevoli difficoltà ad assumere personale con rapporto di dipendenza», si legge nel rapporto dell’Usl 1, «in particolare medici e soprattutto appartenenti alle discipline di Anestesia e rianimazione, Ostetricia e ginecologia, Medicina e chirurgia d’accettazione e d’urgenza, Medicina interna, Ortopedia e traumatologia, Pediatria e Radiodiagnostica. Le difficoltà di assunzione», continua ancora la direzione strategica, «sono dovute in parte alla diffusa carenza di offerta di specialisti sul mercato di lavoro, in particolare nelle discipline suddette, e in parte alle caratteristiche orografiche e alla bassa densità abitativa della provincia che conta 203.485 abitanti e 57,3 residenti per chilometro quadrato (al 31 dicembre 2017)».
L’Usl ribadisce ancora una volta che per «sopperire alle carenza di organico e garantire le attività assistenziali, ha la necessità di ricorrere ad altre forme di reperimento delle risorse umane, in particolare mediante l’acquisizione di prestazioni aggiuntive dai medici in servizio e il ricorso alla stipula di contratti di lavoro autonomo, anche superando i limiti di spesa fissati. Tali soluzioni sono indispensabili per garantire le attività assistenziali anche nelle sedi marginali delle vallate dolomitiche».
Malgrado le criticità l’Usl 1 Dolomiti, come riporta chiaramente nel rapporto allegato al Piano triennale dei fabbisogni di personale 2018-2020, intende «privilegiare le assunzioni con rapporto di dipendenza rispetto alle altre forme di reclutamento delle risorse umane», anche se, come ribadisce il direttore generale, «i limiti di spesa per il personale sono state fortemente ridimensionate tra il 2012 e il 2018».
Limiti che quest’anno saranno rispettati solo per il fatto che non sarà possibile effettuare tutte le assunzioni programmate per l’esito negativo delle procedure concorsuali. —
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