L’allarme: mancano medici, a rischio le donazioni di sangue

Da agosto l’unità di Medicina trasfusionale perderà uno dei quattro professionisti. Il primario Capelli: «Con questi numeri si potrebbe anche bloccare l’attività»



Allarme al San Martino: da agosto potrebbero essere sospesi le donazioni di sangue e il progetto Tes, pensato per la riparazione di tessuti danneggiati attraverso una nuova membrana leuco-fibrino-piastrinica ottenuta da sangue autologo. L’allarme è stato lanciato da Stefano Capelli, primario della Medicina trasfusionale di Belluno, all’assemblea della sezione di Belluno dell’Abvs.

«Ad oggi sono quattro i camici bianchi che operano nell’unità operativa del San Martino», precisa il sidacalista del Cimo, «ma uno se ne andrà a partire dal primo agosto. Se non dovessero arrivare rinforzi, la situazione nel reparto sarebbe pressoché paralizzata. Già ora dobbiamo calibrare ferie e assenze, per non lasciare sguarnito il reparto».

Capelli è molto preoccupato per l’imminente futuro. «Con questi numeri anche l’attività di donazione da parte dei membri dell’Abvs rischierebbe di essere drasticamente ridotta, se non addirittura interrotta. Il nostro primo obiettivo, infatti, è garantire la sicurezza e la qualità del servizio».

Un problema che rischia di bloccare un circuito virtuoso: nel 2018, infatti, in provincia, le donazioni sono state circa 15 mila. «L’attività dell’unità operativa ha visto come sempre un saldo positivo l’anno scorso, cosa che potrebbe ripetersi anche quest’anno se solo avessimo il personale medico per farlo».

L’Usl 1 Dolomiti è corsa subito ai ripari, indicendo, tramite Azienda zero, un bando per reperire almeno un medico trasfusionale. «Il bando è stato indetto per cinque posti a livello Veneto e uno di questi andrebbe all’Usl bellunese. Ventidue le domande arrivate per il concorso, venti quelle regolari. In due hanno scelto l’Usl di Belluno per un eventuale contratto di lavoro. Ora verificheremo se almeno uno dei candidati sarà ritenuto con i titoli in ordine e soprattutto se vorrà accettare l’incarico da noi».

«Come si dice, finché non vedo non credo», sottolinea il referente del sindacato Cimo. «Non vorrei che si verificasse ciò che è accaduto con il concorso per medici di pronto soccorso, bandito sempre dall’Azienda zero. La gara aveva messo in palio 81 posti in tutto il Veneto, 15 soltanto per la nostra Usl. Alla fine, per motivi vari, i posti assegnati sono stati soltanto tre e nessuno è arrivato in provincia. Il problema è presto detto: anche se i concorsi si fanno, non è detto che le figure ci siano e che decidano di venire quassù».

La situazione preoccupa anche la sezione del capoluogo dell’Abvs, che contava nel 2018 quasi mille iscritti (986 per l’esattezza), «Trenta in più rispetto al 2017», sottolinea il segretario Paolo Foppa che aggiunge: «I donatori attivi in tutta la provincia sono 6.316. Per quanto riguarda la nostra sezione, i prelievi l’anno scorso sono stati 1.544 (in leggero calo rispetto al 2017 per motivi di salute dei donatori) e le prime donazioni 99. Speriamo che il numero degli iscritti possa aumentare e che la carenza di personale medico del reparto possa risolversi». —



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