L’alluminio fa la differenza con “Alter Ego” e “Lightbird”

Da oggi e per tre giorni alla fiera DaTe di Firenze anche due marchi emergenti A Santa Giustina tutto è fatto in casa, a Lentiai la scommessa di Corrado Rosson



«Penso che la nostra Alter Ego sia un caso davvero unico. Per carità, siamo una piccola realtà artigianale, ma facciamo tutto noi: dal disegno dell’occhiale alla sua realizzazione, fino alla commercializzazione». Lucio Salvadori, nato nel 1960, ha iniziato a 20 anni a lavorare nel mondo dell’occhiale. E nel week end debutterà a Firenze al DaTe, la fiera dove nasce l’occhiale del futuro.

«A Firenze», spiega Salvadori, «portiamo il nostro occhiale tutto in alluminio, la linea Fabòor. Io ho iniziato a lavorare vari materiali, acetato, plastica, metallo, poi mi sono specializzato sull’alluminio. Abbiamo superato la crisi degli anni ’90 e nel 2010 abbiamo dato vita a Alter Ego, con sede produttiva a Santa Giustina».

Perché l’alluminio?

«Vista la concorrenza dei grossi calibri sono stato costretto a trovare un materiale alternativo, leggero, flessibile, che si riesce a lavorare con spessori sottili e che non ha nulla da invidiare, ad esempio, al titanio, anche perché abbiamo fatto ricerca su leghe particolari. Quelle che trovano impiego anche in campo aerospaziale, navale e automobilistico, caratterizzate da leggerezza, resistenza, flessibilità».

Perché avete deciso di sottoporre il vostro prodotto alla selezione di DaTe?

«Abbiamo visto che, alla fine dei conti, fiere importanti come Mido per la nostra piccola realtà sono dispersive, perché lì conta soprattutto l’immagine, mentre il prodotto passa in secondo piano. A Firenze invece abbiamo la possibilità di presentare agli ottici i nostri occhiali in alluminio, che oltretutto è un materiale riciclabile al 100% e all’infinito senza perdere le sue caratteristiche».

Quanti modelli presentate?

«Sedici tra vista e sole, ma puntiamo soprattutto sul vista. Per il momento ci rivolgiamo al mercato nazionale, ma non è detto che non si possa poi crescere anche all’estero. Il nostro è un materiale anallergico e, come dicevo, riciclabile e questo piace soprattutto ai paesi del Nord Europa». ” “L’alluminio è un materiale che va studiato nei minimi dettagli, che richiede delle lavorazioni particolari per esaltare al massimo le sue caratteristiche. Noi abbiamo maturato la nostra esperienza, che fa la differenza. Il progetto Fabòor è il risultato dei nostri sogni e della nostra esperienza».

Lega leggera di alluminio hi-tech, ma unita all’acetato italiano, è invece l’innovazione proposta dal nuovo brand Lightbird, ideato a Lentiai da Corrado Rosson, designer impegnato nel settore dell’occhiale da oltre un decennio, con precedenti esperienze maturate in Luxottica e in Blackfin. Al Mido, a febbraio, ha presentato la collezione Light_Matter, 15 modelli con i nomi Heart, Planet, Desert, Fox, Queen, Vulcan, Earth, Moon, Prince, Asteroid, Water, ispirati a luoghi e personaggi de “Il Piccolo Principe” di Antoine De Saint-Exupéry, famoso scrittore e aviatore francese.

«La mia», sottolinea Rosson, «è una start-up 100% Made in Italy che, attraverso due brevetti, propone un prodotto unico e innovativo. La luce, la passione, il cuore, la leggerezza, l’innovazione tecnologica e un modello di business brevettato: questi sono gli elementi distintivi di Lightbird. Il primo brevetto riguarda il materiale, ovvero acetato più alluminio; il secondo invece, denominato Light_Nest, prevede l’utilizzo di un’apposita app e la lettura del codice prodotto inserito nel QR code, posizionato all’estremità del terminale di ogni occhiale».

Con quale obiettivo?

«Coinvolgere, grazie alla tecnologia, l’ottico, aiutandolo a fidelizzare i propri clienti perché», dice Rosson, «il più grande alleato di chi, come me, si diverte a realizzare montature è proprio l’ottico. Dunque è giusto sostenerlo nel proprio business, sfruttando le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie».

Al DaTe, insieme alla sua collezione, con occhiali che al pubblico costano in media 280 euro, Rosson porta dunque la sua concezione di community dell’occhiale, Light-Nest appunto, ovvero il “nido” di Lightbird: formata dall’ottico, l’agente, il cliente finale riuniti dal portale aziendale, per creare opportunità di fidelizzazione e lavoro. «Con il QR Code», ribadisce, «che collega al sito e contemporaneamente indica il numero di serie dell’occhiale, lo identifica, consente di far scattare i due anni di garanzia dal momento effettivo della vendita e garantisce il post-vendita, compresa la ricambistica».

“Con il cuore e la passione si può fare qualsiasi cosa”, è questo il motto di Rosson in questa sua nuova avventura imprenditoriale. —



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