L’altra arte della Russia che sfidava la censura

La chiamavano “andegraund”, cento opere a Ca’ Foscari
Di Silvia Zanardi

di Silvia Zanardi

Si beccarono una bella sfuriata da parte di Chrušcëv e da quel momento, nel tepore delle cucine e nel caos dei loro studi, il peso della cortina di ferro li trasformò negli autori dell'arte non-ufficiale. Era l'inizio della bohème moscovita, l'alba dei non-conformisti e dell' “andegraund” moscovita, la prima timida espressione del “disgelo” portato dalla scomparsa di Stalin (1953), dal nuovo indirizzo politico di Nikita Chrušcëv, e ri-congelata nella successiva “stagnazione” dell'avvento al potere di Brežnev.

Loro erano gli artisti “senza orientamento” che crescevano e si confrontavano negli spazi angusti dei loro appartamenti in condivisione (kommunalki), nel silenzio e nelle censure che li tennero nell'ombra fino a metà degli anni Settanta.

Oggi, molti dei loro nomi sono arrivati per la prima volta in Italia, grazie a un'interessante mostra realizzata in esclusiva per l’Università Ca’ Foscari di Venezia e curata da Giuseppe Barbieri, Silvia Burini, Nikolaj Kotrelev e Sergej Aleksandrov. In mostra, fino al 19 novembre, ci sono 110 opere della collezione privata del giovane magnate russo Aleksander Reznikov raggruppate nell'esposizione “a mappa” “Mockba Underground”, che ripercorre la genesi e l'evoluzione della pittura astratta russa dagli anni Sessanta in poi. In mostra, a Ca' Foscari, ci sono le firme di Elij Bljutin, Julo Sooster, Vladimir Jankilevskij, artisti che nel 1962, durante la celebrazione dei trent'anni del Manež – la più prestigiosa istituzione artistica sovietica – il leader Chrušcëv insultò pesantemente: erano irriverenti e distanti dai canoni “ufficiali” del realismo socialista.

Eppure fu proprio quell’insulto a rendere oggi di immenso valore la collezione privata di Reznikov, che all'ateneo veneziano è allestita in modo audace e coinvolgente. L'allestimento si impernia su tre connotati salienti - storico, geografico e collezionistico - e presenta, su due tavoli multimediali e interattivi, la pianta della città di Mosca, che il visitatore può toccare per vedere apparire, su un enorme schermo, le immagini storiche del fenomeno dell'arte non-ufficiale, album fotografici degli autori e frame cinematografici dell'epoca. L'evoluzione dell'arte “andegraund”, la variante russa di “underground”, è illustrata in un itinerario a tappe che spazia dalla metà degli anni Cinquanta alla metà degli anni Settanta, vent'anni di fermento artistico moscovita che vengono indicati con molti nomi, quali podpol’e, underground, cultura non-ufficiale, nonconformismo. 

«Una delle indubbie caratteristiche dell’andegraund moscovita è una sorta di forte “plurilinguismo” stilistico o, riprendendo un'espressione di Viktor Pivovarov, di una “mancanza di stile”» scrive Silvia Rubini nel catalogo della mostra

«Gli artisti non-conformisti non aspiravano a far valere un dissenso politico in modo ufficiale, di gruppo: il loro era, piuttosto, un personale dissenso “linguistico”, che si traduceva nel “semplice” desiderio di poter usare una lingua diversa da quella ufficiale. Non si configura così alcun “eclettismo”: ogni artista lavorava infatti in modo del tutto autonomo, per cui era molto difficile entrare in comunicazione con gli altri, e inoltre ognuno sceglieva spesso di mettere al centro della propria arte se stesso”.

Si visita fino al 19 novembre, dalle 10 alle 18 tutti i giorni, tranne il martedì, con ingresso libero.

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