L’amante del parroco a processo per estorsione
ROCCA PIETORE. Continua a porte chiuse il processo a Paola Gris, la sessantunenne che è accusata di estorsione e circonvenzione d’incapace. Il parroco è don Angelo Crepaz, che ha ammesso la relazione clandestina con l’imputata e patteggiato la pena di un anno di reclusione, sempre per circonvenzione, ai danni di un giovane disabile, del quale amministrava gli interessi economici in seguito alla morte della madre.
Dopo aver minacciato l’ex parroco di Codissago prima e Rocca Pietore poi, di rivelare la loro storia sentimentale proibita alla stampa, alla televisione e anche alla Diocesi, la Gris chiese al parroco di consegnarle 30 mila euro, in cambio del suo silenzio. In quel periodo, come detto, il prete era amministratore degli interessi di un giovane disabile ed è proprio a questo ragazzo che sarebbero stati presi i soldi. Oltre ad aver chiuso anticipatamente un’assicurazione del ragazzo, causandogli la perdita irrimediabile di 6 mila euro, il prete avrebbe versato soldi alla donna in più soluzioni, fino ad arrivare a una somma complessiva di 53 mila euro. Per via della minaccia di rivelare pubblicamente la relazione e la richiesta di denaro, la donna si trova imputata anche con l’accusa di estorsione nei confronti dello stesso don Crepaz, che a questo punto è uscito dal procedimento.
Scontato un lungo ritardo dell’inizio dell’udienza, perché l’avvocato della donna Emanuele Fragasso junior del Foro di Padova ha fatto sapere di aver bucato in autostrada ed è stato momentaneamente sostituito dalla collega Federica Cestaro, il primo a essere sentito dal pubblico ministero Roberta Gallego è stato l’impiegato della banca dalla quale venivano prelevati i soldi.
Naturalmente non si sa di preciso cosa abbia detto, durante la sua deposizione, dato che il processo si tiene a porte chiuse. Mentre il giudice Sergio Trentanovi aveva già acquisito gli atti su un altro teste, è stata la volta del confratello di Crepaz, don Luigi Del Favero. Si tratta del vicario del vescovo Giuseppe Andrich, colui che aveva segnalato il suo comportamento strano, in particolare la sua scarsa reperibilità in quel periodo. Infine, dopo una pausa, c’è stato l’esame dell’imputata, che ovviamente avrà cercato di smontare tutte le accuse, provando a convincere il giudice di non aver effettuato alcuna estorsione o approfittato del disabile.
Chiusa la fase del dibattimento, l’avvocato Fragasso e il pm Gallego hanno concordato con Trentanovi la discussione per il prossimo mese di settembre e, in questo caso le porte dell’aula Piero Pajardi, al primo piano del Tribunale di Belluno saranno aperte al pubblico. A quel punto, mancherà soltanto la sentenza di primo grado.
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