Lambioi, minori usati per consegnare le dosi di stupefacenti
Minori usati per consegnare le dosi di droga. Ci sono anche questi riscontri nell’inchiesta “Il posto magico” che ha portato all’arresto dei tre profughi Hadara Sherif Nema, Koma Amadou e Faty Lamine, i due senegalesi e un gambiano che gestivano il giro di droga a Lambioi Beach.
Sono almeno una ventina i ragazzi minorenni, clienti dei tre arrestati: la squadra mobile diretta dal vice questore Vincenzo Zonno si è imbattuta in loro durante le riprese dell’attività di spaccio con i teleobiettivi della Scientifica. Si tratta del venti - trenta per cento della clientela totale, come da risultanza dell’indagine del pm Marco Faion.
Molti di questi spesso venivano utilizzati per portare le dosi da una parte all’altra della città: consegne occasionali, certo, ma che avrebbero comunque evitato responsabilità dirette degli arrestati qualora si fosse incappati in qualche accertamento casuale.
Ognuno dei tre stranieri aveva un suo giro di clientela che gestiva: all’occorrenza l’uno arrivava in soccorso dell’altro sui luoghi dello spaccio.
Nella quarantina di pagine dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, firmata del gip Elisabetta Scolozzi, molte le intercettazioni eloquenti che provano lo spaccio. Secondo il gip si tratta di persone tanto spregiudicate quanto accorte. “Disoccupati e privi di fonte di reddito” che traevano sostentamento dall’attività di spaccio molto “ramificata e non occasionale”. Puntualizzata dal gip anche la facilità estrema dei tre a reperire e rifornirsi delle sostanze stupefacenti: arrivavano a spostarsi nei luoghi di rifornimento anche due o tre volte alla settimana.
Per farlo usavano i mezzi pubblici, il treno in particolare. Capitava poi che si facessero accompagnare da qualche cliente, cosa a dire il vero usuale nei “giri” di droga.
Un sistema che, all’occorrenza, si serviva degli stessi consumatori per la consegna delle dosi, consumatori che diventavano corrieri a loro insaputa, magari per un favore che avrebbe potuto essere reso. Il particolare, secondo gli inquirenti, testimonia anche il tipo di relazione che si era instaurata in appena tre mesi tra spacciatori e clienti: molto stretta, al punto che c’è chi li avverte anche della presenza della polizia.
Lo straniero considerato “il capo”, Hadara, viene messo in guardia mentre torna in treno, probabilmente da un rifornimento: «Sta attento in stazione, fanno controlli con i cani», gli spiega l’interlocutore intercettato.
Un fare molto sicuro, quello dei tre che accettano anche di fare credito ai clienti, oppure di fare la consegna addirittura sul luogo di lavoro di qualcuno.
In questi giorni la Mobile sta sentendo i clienti intercettati, mentre sono al vaglio i contenuti del materiale informatico sequestrato: telefonini, pc. —
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