L’amicizia con Tavarnelle nata dopo il Vajont rivive nel documentario

LONGARONE. Una storia di grande amicizia nata subito dopo il Vajont e ora suggellata da un documentario. Il legame tra i bambini del 1963 di Longarone e del borgo toscano di Tavarnelle Val di Pesa è diventato infatti il film “La valigia dei baci”, presentato venerdì al centro culturale.. L’opera, diretta dal regista Andrea Bruno Savelli, è ricca di interviste ai protagonisti di questo legame, nato nel 1964 nella frazione di Morrocco dove la maestra Anna Cetica e la preside Lea Verdi, sfidando le burocrazie dell’epoca, hanno organizzato una gita per trovare i bimbi di Longarone con la ferrea volontà di insegnare concretamente come aiutare il prossimo. Prima le lettere poi i viaggi e l’ospitalità per i piccoli longaronesi.
La vicenda era finita per decenni nel cassetto fino a quando, nel 2005, si sono rinsaldati i rapporti sfociati anche in collaborazioni tra scuole e associazioni dei due comuni.
«Questo film – ha detto il sindaco Roberto Padrin – è il coronamento di un lungo percorso di amicizia nato da alcune persone che poi ha coinvolto tutte le comunità. Negli anni questo legame si infatti cementato sempre più: poteva essere solo patrimonio di poche persone ma invece è stato allargato anche ad altri, in particolare alle scuole medie dei due paesi ma anche al nostro gruppo artistico che ha fatto una mostra a Tavarnelle o con la costante partecipazione ai “percorsi della memoria”. Questi sono altissimi valori di amicizia e solidarietà che devono essere trasmessi ai nostri giovani».
«Con questa storia – aggiunge il sindaco di Tavarnelle David Baroncelli – il Vajont è diventato parte di noi. Come si usa dire “se una storia non la racconti non la sa nessuno” e questa merita di essere raccontata».
Tra i longaronesi protagonisti alcuni bimbi dell’epoca come Gastone Amadio, Ezio Marogna, Mario De Bon e Pierluigi Trevisan e altre figure come Giuseppe Sacchet, l’ex sindaco Gioachino Bratti e l’ex parroco don Pietro Bez.
«Abbiamo ricevuto tanto amore – spiegano i superstiti – eravamo disperati, piangevamo ogni sera. Eravamo in classe in 30, tutti come una grande giocosa famiglia ma il 10 ottobre siamo rimasti in tre. In qualche modo i bimbi di Tavarnelle si sono sostituiti ai nostri amici perduti. Dopo quasi 40 anni, quando ci siamo ritrovati con gli amici toscani, è stato come aprire il cuore, pian piano un modo per elaborare un lutto di una tragedia indicibile».
Tra i momenti ricordato l’arrivo a Longarone, la successiva visita e ospitalità in Toscana e il viaggio a Roma per incontrare il papa Paolo VI rimasto molto colpito da questi poveri ragazzi che, nella notte del 1963, avevano perso il loro mondo. Una perdita per fortuna resa meno amara grazie alla forza della solidarietà. —
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