Ballotta lascia a fine anno, Lamon perde il suo primario

Ha ritardato la pensione di due anni per garantire il rilancio della Riabilitazione.

Poi ha deciso di anticipare l’addio senza attendere i 40 anni di servizio

Laura Milano
Il primario Massimo Ballotta
Il primario Massimo Ballotta

Dal primo gennaio del prossimo anno Massimo Ballotta, il più “vecchio” primario dell’ospedale di Feltre dove ha cominciato a lavorare nel 1994 ed è diventato direttore del centro di Riabilitazione funzionale nel 2001, non sarà più in servizio.

Il direttore ha comunicato all’Ulss Dolomiti, nei tempi giusti, l’intenzione di recedere dal rapporto di lavoro per pensionamento nonostante in febbraio avesse invece manifestato la volontà di continuare a dirigere il reparto di Lamon e il servizio di Feltre fino a gennaio 2028, fino a quando cioè non avesse maturato il quarantesimo anno di servizio effettivo.

Fra i motivi che possono aver determinato l’interruzione del rapporto prima del tempo, c’è un incarico importante che gli è stato assegnato di recente nell’ambito del Rotary, di cui è primo governatore del Triveneto dal 2018 e al quale ha legato la sua attività professionale con opere innovative e meritorie.

Ballotta è stato anima ispiratrice e costruttiva di una delle più interessanti iniziative per l'inclusione sociale delle persone con disabilità, denominata “handycamp”, che si organizza ogni anno in Cadore.

Ma non va sottaciuta una certa inquietudine che il primario ha manifestato negli ultimi due anni, senza farne mistero, anzi rassegnando già le sue dimissioni per poi tornare sui propri passi per il bene dell’ospedale.

E non è sfuggito un veloce scambio di battute fra Ballotta e il commissario Giuseppe Dal Ben, quando in giugno è stato consegnato al Centro di Riabilitazione di Lamon dalla Cassa rurale Valsugana e Tesino, un prezioso strumento che sfrutta le vibrazioni create dall’aria e trasmette impulsi al sistema nervoso centrale per accelerare i tempi di recupero funzionale soprattutto in ambito ortopedico e neurologico anche per l’età pediatrica.

In questa occasione il dialogo a due si è spostato sulle ragioni aziendali e sull’urgenza di evadere quanto prima le liste di attesa rispetto al pregresso accumulato, da una parte, e sui disagi patiti per la carenza di organico, dall’altra parte.

Il primario Ballotta aveva sottolineato ancora una volta come l’équipe stesse facendo i salti mortali per recuperare le visite in arretrato.

«Con soli quattro medici siamo riusciti a evadere 142 visite in quindici giorni», aveva detto il primario in luglio ammettendo la difficoltà nel reperire medici specialisti, non potendo ancora assumere specializzandi.

È stato coerente con quanto dichiarato, ossia che avrebbe atteso il momento in cui l’ospedale di Lamon, risorto con 70 posti letto dopo un poderoso intervento di ristrutturazione dalle fondazioni in su, fosse tornato al proprio posto dopo qualche mese di trasferimento delle degenze al Santa Maria del Prato per consentire il completamento dei lavori in sicurezza.

Avrebbe potuto andare in pensione due anni fa e non lo ha fatto, ha sempre ammesso, per evitare di creare un vuoto nell’organico medico visti anche i due pensionamenti che si sono succeduti nel corso del 2023, quello di Giuseppe Dalla Corte e l’ultimo che ha riguardato Brunetta Poletti.

Dal pensionamento di Ballotta, primo gennaio dell’anno che viene, l’organico resterà a quattro medici in tutto.

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