Lanciarazzi in camera bellunese condannato
BELLUNO. Una lanciarazzi in casa. Un’arma clandestina di produzione italiana (pistola a tamburo senza matricola), che era stata comprata dal padre a una fiera, è costata una condanna a nove mesi e 1.500 euro di multa a Romano De Poi. La pena non è sospesa e il difensore Schillaci sta già preparando l’appello. L’imputato aveva chiesto e non ottenuto un rinvio per legittimo impedimento, sulla base di un certificato del medico di base, che spiegava di stati depressivi da curare a casa per otto giorni di prognosi. L’impedimento non è stato considerato tale, in seguito le sue dichiarazioni spontanee arriveranno scritte su un foglio.
L’uomo era stato condannato in abbreviato a un anno e otto mesi di libertà vigilata (inizialmente erano dieci mesi di reclusione) per atti persecutori nei confronti di alcuni vicini. Una fonte confidenziale attendibile ha parlato ai carabinieri di una pistola ed è scattata una perquisizione domiciliare, in base all’articolo 41 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza. I militari hanno chiesto l’arma a De Poi e si sono visti consegnare una carabina ad aria compressa di libera vendita. Si sono messi a cercare la pistola e l’hanno trovata in una camera da letto adibita a ripostiglio. Era in discreto stato di conservazione e poteva essere utilizzata. Non aveva la matricola e non era stata denunciata.
Il pubblico ministero Marcon ha chiesto una condanna a otto mesi di reclusione. L’avvocato Schillaci è partito dal presupposto che la perquisizione non fosse legittima ed è arrivato a conclusioni completamente diverse: quella era un’arma giocattolo Dian Toys acquistata non dall’imputato, ma dal padre. Sulla base anche di una sentenza del tribunale di Lecce, De Poi meritava l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato o la particolare tenuità del fatto. Il collegio, invece, ha condannato a nove mesi e 1.500 euro. (g.s.)
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