L’Anmic: «Che ne sarà dei piccoli paesi?»

L’associazione lancia l’allarme in vista dell’applicazione della riforma dei medici di base e la costituzione di aggregazioni
FOTO SIMBOLO DI UN MEDICO CHE VISITA PAZIENTE VISITA DOMICILIARE - DOMICILIARI - A DOMICILIOUn paziente sottoposto a visita medica in un ospedale veneto. In aumento i fattori di rischio delle malattie cardiovascolari
FOTO SIMBOLO DI UN MEDICO CHE VISITA PAZIENTE VISITA DOMICILIARE - DOMICILIARI - A DOMICILIOUn paziente sottoposto a visita medica in un ospedale veneto. In aumento i fattori di rischio delle malattie cardiovascolari

BELLUNO. L'Anmic di Belluno (Associazione invalidi e mutilati sul lavoro) si dice preoccupata per i risvolti che avrà sull’assistenza territoriale la riforma della medicina di base.

La questione, per l’associazione, si concentra soprattutto nel futuro degli ambulatori dei piccoli paesini di montagna, come nello Zoldano, nel Comelico e nel Cadore. «Eliminare questi ambulatori per crearne uno che contenga tutti i medici della zona significa non garantire un’adeguata assistenza per tutti, specie anziani e fasce deboli della popolazione».

Con la riforma, infatti, i medici di medicina generale sono obbligati a svolgere attività di medicina di gruppo a livello distrettuale e in Unità Complesse di Cure Primarie (Uccp) a livello zonale: prestando assistenza alle persone di libera scelta per 24 ore al giorno, per 365 giorni all’anno. Il gruppo sarà obbligato a turnarsi per garantire le prestazioni ambulatoriali per 12 ore al giorno.

«I medici saranno costretti a mantenersi gli ambulatori attuali ed essere presenti per uno o più giorni della settimana oppure le persone di queste località saranno obbligate a confluire nell’ambulatorio di Uccp? O pretendiamo che si ammalino soltanto in determinati giorni della settimana? Se il confluire nell’ambulatorio di Uccp può essere agevole per persone autosufficienti e in grado di spostarsi autonomamente, che ne sarà degli anziani con le difficoltà connesse all’età e degli ammalati non autosufficiente e con difficoltà deambulatorie e/o senza mezzi autonomi di trasporto? L’Usl organizzerà dei trasporti a chiamata o incentiverà le organizzazioni di volontariato per supplire alle necessità della popolazione? Sono problemi che debbono essere affrontati prima di dar vita a questo nuovo tipo di assistenza sanitaria di base», si chiede l’Anmic.

C’è poi il rapporto medico/paziente e la questione della privacy che per alcuni, secondo l’Anmic non è garantita pienamente dovendo condividere tutti i medici i dati dei loro assistiti. Infine l’assistenza domiciliare. Con la riduzione dei posti letto degli ospedali, la degenza del malato viene limitata solo per l’acuzie della malattia e poi viene affidato al medico di medicina generale che per curare questi pazienti dovrà dotarsi di fisioterapisti, infermieri. È in grado l’Usl di dotare gli ambulatori di comunità di queste professionalità e di supportare il conseguente onere finanziario per realizzare seriamente un’assistenza domiciliare integrata efficiente?».

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