L’antico teàz trasformato in una reggia

Conclusi i lavori per sistemare la vecchia tettoia per animali: da ricovero per vacche a luogo per 20 persone

CANALE D'AGORDO. Un'opera avveniristica o uno scempio ambientale? Un servizio per il turismo in quota o una cattedrale nel deserto? Il giudizio resta sospeso ai 1.783 metri di malga Valbona nel gruppo delle Pale di San Martino. È qui, nei pressi della vecchia casera sistemata alcuni anni fa, che il Comune di Canale, insieme con quelli trentini di Siror e di Tonadico, ha deciso di ripristinare l'antico “teàz” che un tempo riparava dalle intemperie il bestiame portato a pascolare negli alpeggi nei dintorni della malga.

I lavori che hanno portato a concretizzare il progetto, redatto dallo studio Parcianello&Partners, sono finiti (in realtà dovevano esserlo il 29 gennaio 2014). Al posto del vecchio “teaz” ora c'è una struttura moderna che, per quanto mimetizzata, salta all'occhio.

La storia che porta alla realizzazione di tale opera è lunga e travagliata. Inizialmente, con i 712.500 euro derivanti dal Fondo Dellai-Galan (annualità 2009), il Comune di Canale aveva pensato a un rifugio. Poi si era vagliata l'ipotesi di un bivacco in località Marùcol sul ciglio dell'altipiano delle Pale di San Martino a circa 2.360 metri di altezza.

«Resto dell'idea che la soluzione del bivacco fosse la migliore», dice oggi il sindaco di Canale, Rinaldo De Rocco «sarebbe venuta fuori una cosa meravigliosa e ne sono ancora convinto. Poi qualcuno a Canale si è messo di mezzo, sbagliando, inoltre sono cambiate le amministrazioni comunali di Siror e Tonadico e così l'ipotesi del bivacco è tramontata».

In realtà anche il mondo della montagna era insorto e, con una raccolta firme, aveva costretto il sindaco al dietrofront. «Abbiamo quindi chiesto di fare il centro dello sci di fondo in Valle di Garés», continua il sindaco, «ma la Regione ha detto no perché bisognava fare qualcosa in quota. A quel punto le soluzioni erano due: o facevamo il “teàz” di Valbona o lasciavamo i soldi ai trentini. Qualcuno mi ha prospettato questa seconda soluzione: ho detto di no».

Così nella primavera 2013 sono stati messi a bando (importo a base d'asta 518.607,22 euro) i lavori per la realizzazione del “teaz” e della sentieristica per l'accesso alle miniere del Sass Négher (attive dal 1450 al 1745 e da cui si estraeva la calcopirite). Aveva vinto la ditta Geocem (importo del contratto 482.606,90 euro), ma in seguito si sono verificati dei problemi. «Questa ditta», dice De Rocco, «poi non se l'è più sentita di andare avanti e ci ha fatto perdere un sacco di tempo. I lavori sono stati affidati così alla Sevis, che li ha completati entro giugno e, con settembre, abbiamo fatto la rendicontazione. Ora rimangono solo da sistemare le pertinenze. Il Comune di Canale ha speso 20-25 mila euro, Siror e Tonadico 12.500 euro a testa».

Quello che si vede oggi è, per dirla con il sindaco, “un teàz con le pareti”. Sono stati creati vari ambienti chiusi da finestre, divisi uno dall'altro, ma collegati da un corridoio interno. Il pavimento è stato decorato con anelli in legno ricavati dal taglio di piccoli tronchi. Il tutto è “nascosto” dal tetto ricoperto con la terra.

Ma ora cosa sarà di tutto ciò? «L'obiettivo», dice De Rocco, «è che non rimanga una cattedrale nel deserto, se seguiremo il mio ragionamento arriveremo a qualcosa che porterà un arricchimento per il Comune». Tale ragionamento è presto detto. Da qui a concretizzarlo la strada appare però tutt'altro che semplice. «A gennaio faremo un bando per la gestione del “teàz”», annuncia il sindaco «l'idea è di trovare qualcuno che lo tenga aperto per quattro mesi all'anno e faccia la manutenzione della zona circostante. Certo bisogna arredare gli ambienti: le due stanze da letto che potrebbero ospitare anche una ventina di persone, la cucina e una sala. Ma ciò si potrà fare in accordo con il gestore: una parte faccio io-Comune e una parte fai tu-privato».

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