L’appello della mamma di Giulia: «Introdurre l’omicidio stradale»

Lettera al giornale all’indomani della condanna a sei anni e mezzo per l’investitrice di sua figlia: pena troppo lieve, occorre una legge più severa

PADOVA. Giovedì 3 luglio 2014 il tribunale di Padova ha condannato alla pena di 6 anni e 6 mesi di arresto la donna che il 31 maggio 2013, a San Giorgio delle Pertiche (Padova), aveva travolto e ucciso la 21enne Giulia Spinello, trascinandone il corpo per più di 3 km. Una sentenza che, secondo la mamma di Giulia, che ha scritto una lettera accorata al "mattino di Padova", non le rende giustizia. Per questo la mamma di Giulia lancia un appello per l'introduzione del reato di omicidio stradale.

Ecco il testo integrale della lettera.

“Giovedì pomeriggio, dopo tredici mesi di attesa, finalmente è stata emessa una sentenza! Sinceramente, dopo due rinvii, mi ero preparata psicologicamente a sentirmi ripetere che anche l’udienza del 3 luglio sarebbe stata rinviata, non vedendo comparire l’imputata, alla quale però è stata pure concessa la facoltà di decidere se l’udienza si sarebbe svolta a porte chiuse o aperte. Ma la verità e l’innocenza, se ci sono, non si possono tenere chiuse in nessuna scatola, né tantomeno in un’aula di Tribunale. “La verità verrà sempre a galla”. Per l’ennesima volta mi sono e ci siamo sentiti dire, a partire dalla dichiarazione spontanea fatta pervenire scritta, l’ennesima falsità. Di nuovo, il difensore, pur ammettendo la responsabilità della sua assistita, ha continuato a sostenere che, pur nella lucidità da lei stessa dichiarata, l’imputata non ha visto il corpo di Giulia che le arrivava sul cofano, né tanto meno che la corsa sostenuta era un tentativo di fuga. La morte atroce di Giulia, risultato di una gravissima irresponsabilità da parte di chi giovedì non ha avuto il coraggio di presentarsi in aula, è sembrata, per quasi due ore, inesistente perché il difensore si è concentrato su una tesi difensiva focalizzata quasi ed esclusivamente sull’argomento farmaci. Quasi a voler giustificare una povera malata, che quando fa comodo è malata e quando invece non fa comodo, è una persona che si sente bene e che può decidere lei stessa di usare l’auto o quant’altro, anche se le è stato da più parti sconsigliato. Durante quelle due ore di difesa sono rimasta inorridita da affermazioni e argomentazioni fatte, chiedendomi fino a che punto un avvocato difensore arrivi a spingersi, pur di portare avanti una tesi difensiva di fronte a prove oggettive inconfutabili.

Per fortuna ero già stata rincuorata dalla requisitoria ferma, razionale e basata sull’oggettività dei fatti che il Pubblico Ministero, dottor Benedetto Roberti, aveva inizialmente sostenuto, avendo avuto per primo la parola.

Ho dovuto tuttavia riconoscere, a malincuore, come questi giudici, pur nella loro severità, di fronte a morti provocate da incidenti stradali, non possono applicare una pena commisurata alla gravità del reato, fintanto che non verrà introdotto il reato di omicidio stradale, promesso più volte, con pene più severe, che sicuramente non ci ridanno indietro le persone care che abbiamo perso, ma che può diventare un deterrente per chiunque si metta alla guida di qualsiasi veicolo in condizioni psicofisiche non adeguate o conducendo una guida irresponsabile.

Continueremo ad assistere alla morte di tanti innocenti, come Giulia e a chi tocca, tocca. Provare per credere, perché fino a che tocca agli altri, non ci si rende conto, si può solo immaginare, ma poi ognuno rientra nelle sue preoccupazioni quotidiane, dimenticandosi del dolore altrui, ma che potrebbe diventare anche il proprio, prima o poi.

Per questo lancio nuovamente il mio appello al Governatore del Veneto Luca Zaia e al Presidente del Consiglio Matteo Renzi perché si faccia al più presto qualcosa in merito. Sapere che ad un determinato reato corrisponde una determinata pena, senza sconti, perché gli sconti hanno il sapore del buon affare, a mio avviso, potrebbe scuotere le coscienze tanto dei giovani che di tutte le persone che si trovano a guidare per la strada, Io continuerò a portare avanti con coraggio la mia battaglia per l’introduzione del reato di omicidio stradale sostenuta dal ricordo e dal sorriso di Giulia. Urgono leggi chiare e feree per fermare quella che sta per diventare una guerra quotidiana sulle strade, basti pensare agli ultimi 5 bambini travolti e uccisi sulle strisce pedonali o lungo la strada”.

Marina Martellozzo Spinello

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