L’appello di Dal Mas «Casera Vescovà deve essere riaperta»

Sei anni fa l’inaugurazione, da allora nulla si è più mosso «Fu ricostruita per gli escursionisti coi soldi della collettività»
Di Martina Reolon

BELLUNO. Trovare una soluzione per garantire l'apertura di casera Vescovà. L'appello è lanciato da Giuliano Dal Mas, appassionato di montagna, socio accademico Gism e autore di numerose pubblicazioni. L'ultima, in ordine temporale, quella dedicata alla Schiara, definita “Montagna regina”. «Casera Vescovà si trova in una posizione strategica del Parco e della Schiara», sottolinea. «Una casera che è stata ricostruita con i soldi della collettività ed è stata progettata in modo da poter ospitare sia la sorveglianza del Parco, sia gli escursionisti».

 La struttura restaurata è stata inaugurata il 25 giugno 2010 e, in quell'occasione, il nuovo presidente del Parco si era impegnato ad aprirla: «Io stesso ho fatto il discorso inaugurale», prosegue Dal Mas, «ma da allora sei anni sono trascorsi e la casera è rimasta chiusa».

Il bivacco Vescovà, riportato a nuova vita dal Parco con la collaborazione dell'Ufficio territoriale per la biodiversità di Belluno, è situato a quota 1862 metri, sotto la Talvena, «montagna di grande interesse escursionistico, che sembra aver dato origine all'idea della creazione del Parco», fa presente Dal Mas. «A circa 35-40 minuti di distanza si trova anche casera La Varetta, adibita a scopi di sorveglianza. Effettivamente, destinare due fabbricati vicini allo stesso scopo sembra eccessivo. I 1862 metri in cui si trova la Vescovà sembrano poter garantire una tranquilla convivenza tra chi utilizza la casera per scopi ludici e chi per scopi istituzionali. Vederla chiusa non sembra giusto. E i tanti soldi spesi vanno anche giustificati adeguatamente».

  Secondo Dal Mas trovare una soluzione per garantire l'apertura della struttura non è difficile: «Basterebbe individuare una sezione del Cai o un'associazione che possa provvedere al controllo della casera», commenta. «Sarebbe bello che il fabbricato venisse finalmente destinato a favore di quel mondo silenzioso che percorre le nostre montagne, senza portare danni alle stesse. Parco, Comune di Sedico, Corpo forestale dello Stato dovrebbero attivarsi in tal senso, ognuno secondo le proprie competenze».

Ma il ragionamento di Dal Mas è più ampio. Recentemente si è anche mosso per la strada che porta a Case Bortot, ai piedi della Schiara. «Non basta diffondere la conoscenza di questa montagna», sottolinea, «bisogna anche che la gente possa arrivarci. Una strada stretta e parcheggi insufficienti non sono il miglior biglietto di presentazione».

Da anni, d'accordo con il Cai di Belluno, Dal Mas cerca di promuovere la conoscenza della Schiara, attraverso articoli, pubblicazioni varie. «La Schiara può e deve essere una componente importante del turismo bellunese, con la sua valle dell'Ardo, con il Pis Pilon, con il selvaggio di tante sue valli. La Schiara è stata lanciata in anni lontani attraverso la realizzazione del Rifugio 7° Alpini, di varie ferrate e sentieri attrezzati. Ma è divenuta anche protagonista di un progetto del Parco, punto di arrivo dell'Alta Via n. 1e poi patrimonio dell'umanità».

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